giovedì 25 gennaio 2018

La storia dell'Alfa Romeo? Una leggenda








Ultimamente si parla di auto d'epoca solo per le polemiche del bollo. E anche se poi le classic car sono molto amate e corteggiate, poi nel mondo dei motori le parole più inflazionate sono glamour, trendy, fashion: esiste ancora spazio per la cultura nel mondo  dei motori? "Certo - spiega Stefano d'Amico, Presidente del Registro Italiano Alfa Romeo International Club, una delle prime e più prestigiose associazioni di appassionati di auto storiche - che i mutati stili di vita, le mode, alcune forme di globalizzazione e soprattutto un certo peso che si da oggi all'apparire piuttosto che all'essere, anche nel mondo dei motori, allontanano la gente dalla cultura e dalla voglia di approfondire.
I concorsi di eleganza sono sempre stati una fiera delle vanità, come tante note rievocazioni motoristiche, ma hanno comunque portato e promosso la conoscenza del saper fare, quasi sempre del "saper fare italiano", e di conseguenza il desiderio anche di un neofita curioso di approfondire di più e finire con l'appassionarsi, acculturarsi e propalare la propria passione.
Il mondo dei motori, particolarmente quello italiano appunto, offre un panorama culturale vastissimo che spazia dalla tecnologia allo stile, dallo sport al turismo invadendo quasi tutti i settori sociali degli ultimi 150 anni".

Una volta lei in un editoriale rispondendo alla domanda perché iscriversi al Riar, il Registro ItalianoAlfa Romeo, disse che è una grande opportunità che fa entrare l'appassionato 
nel mondo del Biscione dalla porta principale. Ce lo spieghi meglio.

"Il RIAR è stato fondato a Roma nel 1962 ( l'ASI nel 1966, n.d.r. ), nel pieno del boom economico e della ormai dimenticata ma affascinante " dolce vita " . Fondato da due persone molto agiate, ma più attente a ricercare e salvare dai vari rottamatori le automobili,e non solo quelle di marche prestigiose, piuttosto che passeggiare per via Veneto ! Il barone Giorgio Franchetti, noto mecenate e collezionista d'arte, per lo più di futurismo e avanguardie, il cui nonno era proprietario della Cà d'Oro a Venezia, e Francesco Santovetti, grande latifondista e collezionista di magnifiche auto anche lui, che ne fu primo Presidente.
Il RIAR vanta quindi non solo natali illustri ma anche ben 53 anni di vita che hanno permesso all'associazione di apprendere da grandi maestri e crescere con i loro insegnamenti avendo condiviso con essi memorie, esperienze, spirito, eleganza e passione.
Nel 1968 l'Alfa Romeo, ancora azienda di Stato nella sfera dell'IRI - Finmeccanica, intuì il potenziale di immagine e marketing che si celava dietro quei primi illustri appassionati e decise di " farli suoi " !
Per volere del Presidente dell'epoca, Giuseppe Luraghi, il RIAR fu trasferito in via Gattamelata al Portello e successivamente ad Arese diventando il Club ufficiale della Casa con la sede proprio a fianco di quello che nel 1976 divenne il suo Museo. Presidente ne fu nominato il conte Giovanni Lurani Cernuschi.
Ecco la porta principale per entrare nel mondo Alfa, ma per renderla tale era necessaria la lunga ma suggestiva premessa.  Non credo occorra altro per illustrarne opportunità e ... plus".

E’ così importante oggi avere il riconoscimento formale che la propria vettura risulta essere di interesse storico?

"Per quanto ci riguarda questa denominazione risulta oggi importante solo per accedere ad alcune normative tese a proteggere il nostro patrimonio storico motoristico con agevolazioni fiscali e assicurative. Anche se recenti e miopi disposizioni, mal presentate e mal condotte, stanno ponendo limiti a molti benefici.  Limiti che penalizzeranno gli appassionati e le vetture più giovani.
Viceversa il RIAR riconosce e definisce come storiche le vetture di cessata produzione Alfa Romeo che dopo un attento esame della nostra Commissione Tecnica, che ne certifica la perfetta rispondenza alle specifiche di origine, ricevono un attestato di omologazione o di autenticità che ne esalta storia e valore.   Questi sono documenti assai ambìti, strettamente legati alla vettura e alla sua storia nel tempo, che ne riconoscono la perfetta originalità e ne esaltano il valore in senso assoluto". 
 

Uno dei punti forti di ogni club è approfondire la conoscenza del marchio. Un lavoro improbo con un brand come quello dell’ Alfa Romeo che ha una storia infinita...

"Si, una storia infinita, come quella peraltro dell'Alfa Romeo.  Una storia che per nostra fortuna sembra ancora ben continuare. Il Museo di Arese avrà tra breve una vita nuova e più brillante e la Casa, oltre il recente stupendo modello molto sportivo, la 4C, ha presentato un programma di rilancio suggestivo ed ambizioso, considerati anche i tempi.  Persino la Ferrari F1 riporta oggi il marchio Alfa Romeo, chiaro segnale di rilancio che parte da lontano ...
Ma impegno costante del RIAR, anche e soprattutto nei periodi più grigi dell'Azienda, è sempre stato quello di promuovere in Italia e nel mondo, con eventi prestigiosi e pubblicazioni di notevole spessore tradotte anche in inglese, l'immagine e la conoscenza di un marchio leggendario che ha sempre reso onore e gloria al nostro paese. Un lavoro per noi non improbo perchè sorretto, gratuitamente e con entusiasmo, da una grande passione.  Henry Ford pare che dicesse " quando passa un' Alfa Romeo mi levo il cappello ". Ebbene, devo riconoscere che quando abbiamo organizzato nostri eventi in ogni parte del mondo, non solo in Italia, ci hanno sempre e ovunque accolto con totale disponibilità aprendo ogni porta. Questo è il mito Alfa Romeo".

C’è ancora spazio oggi per condividere entusiasmi ed iniziative?

"L'Alfa Romeo ha davvero una storia esaltante che oggi ha già sconfinato nella leggenda.  Per essa hanno corso e raggiunto traguardi spesso impossibili piloti dai nomi ormai leggendari. Nell'orbita Alfa Romeo si sono formati e sono cresciuti personaggi come Enzo Ferrari, designers come Zagato, Pinin Farina, Bertone, ...
Si, credo ci sia ancora moltissimo spazio per sognare, entusiasmarsi e creare sempre nuove iniziative.  Proprio Enzo Ferrari diceva che la migliore vittoria è quella che deve ancora arrivare".

Ci sono cose che nel recente passato le hanno lasciato l’amaro in bocca o il mondo del club è solo passione e amore?

"Purtroppo si. Lei ha parlato spesso di conoscenza e di cultura. Oggi sono qualità, ahinoi in via di estinzione. Esse vengono sostituite assai spesso dall'arroganza e dalla presunzione, in ogni ambito, non solo nel nostro campo. Molti "sedicenti" appassionati scambiano spesso quella che potrebbe essere una bella passione con una vera e propria esaltazione che a sua volta danneggia persino il marchio che indegnamente rappresentano. Questo è frutto appunto di profonda ignoranza e scarsa lungimiranza che, come si sa, lasciano spazio al sorgere di iniziative e sentimenti che non hanno certo nulla a che vedere con l'amore e la passione.

E quello che il RIAR cerca di fare, promuovendo, come detto, conoscenza e cultura. Con stile.
Il RIAR con i suoi 53 anni di vita dedicati alla genuina e sana passione per l'Alfa Romeo, al cui marchio è rimasto sempre fedele al di là dell'azionista, conferma in ogni iniziativa, organizzata nell'arco di mezzo secolo, una passione forte ed immutata alla quale si sono ispirati centinaia di ottimi Club in tutto il mondo. Le mele marce poi sono ovunque...".

Aiutate anche i soci ad ottenere benefici fiscali e assicurativi ?

"Domanda non bella e pure imbarazzante... Iniziamo. Si, abbiamo aiutato non solo i nostri Soci ma tutti gli appassionati ad ottenere benefici fiscali e assicurativi, spesso dimenticando i nostri principi statutari che definiscono la nostra una semplice associazione di semplici appassionati che si riuniscono per il solo semplice piacere di condividere la loro passione. E basta.
Ma è proprio la passione ad alimentare la volontà, potendolo fare, di recare dei servizi o dei benefici ai propri associati.
E infatti il RIAR ad inizio anni '80 fu ideatore e promotore di un disegno di Legge poi attuato grazie all'intervento dell'allora Presidente ASI, on. Rossi di Montelera, in cui veniva riconosciuta l'esenzione dal pagamento della tassa di possesso a tutti i veicoli iscritti ( fare attenzione alla denominazione che evidenzia la paternità dell'iniziativa ) ai Registri Alfa Romeo, ASI, FIAT e Lancia. Questa legge era ovviamente tesa a tutelare il patrimonio motoristico italiano aiutando i collezionisti a mantenerlo tale.
L'uso non controllato  spesso porta ad un abuso, come la voglia di far proseliti senza badare ad altro, e negli ultimi anni si è assistito al riconoscimento ( sottolineo non da parte nostra ) di vetture ed altri mezzi a motore che di interesse storico non avevano neppure il loro progettista !  E la macchina dello Stato, piuttosto assetata di questi tempi, ha ritenuto di annullare tali benefici per le vetture dai 20 ai 30 anni di età, tra cui moltissime Euro 0 quindi maggiormente colpite dalle imposizioni previste.
Questo penalizza i molti appassionati più giovani come le vetture che loro amano e che noi da tempo stiamo tentando di proteggere con la " lista chiusa ".  Un elenco cioè di vetture di reale e comprovato interesse storico che meritano di essere tutelate ma che purtroppo, grazie ai citati abusi, stanno finendo tutte all'estero a meno di sensibili sacrifici dei proprietari.  Alcune Regioni non si sono adeguate alle recenti disposizioni e la confusione, mi sembra, regni come sempre sovrana.
Le vetture definite di interesse storico sono state riconosciute anche da molte compagnie di assicurazione che, considerato il loro utilizzo modesto, applicano, anzi applicavano, premi di particolare favore.
Anche qui però, grazie agli abusi di ogni genere commessi, molte compagnie si stanno tirando indietro, con buona pace dei galantuomini".

Fra i tanti raduni che il RIAR organizza annualmente sia in Italia che all'estero quali sono stati quelli più belli?

"Il più bello mi auguro, come diceva appunto Enzo Ferrari, sia sempre quello che deve ancora arrivare. Molte Alfa Romeo parteciparono al Centenario dell'Unità d'Italia con il Rallye Italia 61, un evento lontano ma da cui nacque il RIAR. Ed il RIAR oltre a essere stato l'inventore e l'organizzatore  delle più note manifestazioni rievocative, come la Mille Miglia nel 1968, la Milano - San Remo nel 1969, la Targa Florio nel 1973, ha organizzato eventi ovunque. Ricordo l'inaugurazione del Museo di Arese nel 1976; e ancora un affascinante raduno con centinaia di Alfa Romeo negli USA, a Laguna Seca nel 1985; e poi tanti raduni a partecipazione internazionale in tutta Europa. E recentissimi il nostro evento a Cremona per i 50 anni del RIAR; il 50° dell'Autodelta a Monza con centinaia di Alfa da tutto il mondo e i grandi piloti del passato; e lo scorso anno il 60° della Giulietta tra Mantova, città di Nuvolari e Verona, città di Giulietta e Romeo, raduno decantato persino dal New York Times!

Molto suggestivo anche il raduno del Centenario Alfa Romeo nel 2010 con appassionati giunti da ogni parte del mondo.  In quella occasione il RIAR ha inaugurato uno spettacolare monumento all'Alfa Romeo grazie ad una sottoscrizione internazionale realizzato dal Centro Stile Alfa Romeo e dal Maestro Agostino Bonalumi. Il monumento è posto all'ingresso della Fiera di Milano Rho e saluta ogni anno milioni di visitatori.  E tra breve quelli dell'Expò.

I vostri soci possono entrare in contatto diretto con i più importanti e riconosciuti esperti di Alfa Romeo della vostra Commissione Tecnica ?

La nostra Commissione Tecnica è uno dei cardini del RIAR. Improntata su una consolidata e comprovata esperienza, dispone di un archivio documentale di grande importanza storica. Il parere dei nostri tecnici è divenuto premessa essenziale per la vendita di vetture storiche Alfa Romeo nelle più importanti aste internazionali.
Ogni appassionato, e non solo i nostri Soci, può fare riferimento ad essa per ogni informazione.
La Commissione Tecnica del RIAR è apprezzata e riconosciuta ormai da anni ovunque e il loro parere è continuamente richiesto dai collezionisti di tutto il mondo.

Aiutate quindi anche i soci nel corretto restauro?

"Naturalmente e anche tramite la nostra Commissione Tecnica. Lo stiamo facendo proprio in questi giorni con alcuni collezionisti russi e olandesi. Molti restauri seguiti dagli esperti del RIAR hanno consentito a diverse Alfa Romeo di aggiudicarsi i più importanti concorsi internazionali".

Avere a disposizione una banca dati ed un poderoso archivio storico riguardo alla storia, la tecnica, gli uomini che hanno fatto l’Alfa Romeo, nonché alle auto dal 1910 alle più moderne, insieme ad ogni più dettagliata e ufficiale informazione dal Centro Documentazione Alfa Romeo. Come gestite questa mole immensa di cultura e storia ?

"La gestiamo molto bene e ne incrementiamo il valore promuovendo da 50 anni una migliore e più profonda conoscenza della storia dell'Alfa. Con pubblicazioni molto attente e arricchite da immagini e documenti spesso inediti che ne esaltano l'immagine ma soprattutto offrendo ai nostri tecnici e ai nostri Soci conoscenza e competenza per garantire alle Alfa Romeo di cessata produzione la massima attendibilità e rispondenza alle specifiche di origine. Elementi e conoscenze necessari anche per individuare falsi o repliche varie, parziali o totali. Le Alfa Romeo sono molto " amate " dai ... nuovi costruttori".

Che effetto le fa essere in perenne contatto con Club di Alfisti in Italia e nel mondo?

"Ci da la soddisfazione di portare molte associazioni di appassionati Alfisti a seguire il nostro stile offrendo loro la nostra esperienza e disponibilità e a coordinarne attività, svolte spesso in comune. Ma con l'Alfa Romeo è un gioco facile. E' una passione che accomuna i benpensanti con facilità ed entusiasmo".

Quali sono i requisiti richiesti per iscriversi al Riar, oltre ovviamente a possedere una vettura Alfa Romeo?

"Un solo requisito. La condivisione. Condividere non solo una sana comune passione, lontana da pensieri fiscali e assicurativi, ma il piacere di stare insieme guidando questi vecchi ferri godendo delle sensazioni e delle emozioni che ancora sanno regalare con generosità ai loro proprietari.  Magari lungo strade insolite e deserte".

mercoledì 17 gennaio 2018

Al volante del mito Alfa Romeo


159 vuol dire solo Alfa Romeo. Vai su internet, digiti 159 e ti appare la vettura che è seguita alla 156, uno dei capolavori di Walter de Silva. Allora in Alfa lavorava ancora qualcuno della vecchia scuola, quelli dei tempi dell’Alfa Alfa, e sicuramente nel definire il modello di questa berlina dei primi anni 2000 il cuore gli sarà sicuramente andato a un’altra 159, quella vera, quella dei Campionati del Mondo del 1950 con Farina e del 1951 con Fangio. La regina, per me, del Museo Alfa Romeo di Arese; quella che è stata il simbolo della resurrezione, dell’Italia e dell’Alfa.

L’Italia, come tutta l’Europa, nel 1946 usciva infatti devastata dai danni del secondo conflitto mondiale. Le industrie non esistevano quasi più, o erano state distrutte dai bombardamenti o saccheggiate sia dai tedeschi in ritirata che dagli stessi “alleati” in entrata.

L’Alfa Romeo non era da meno; rasa praticamente al suolo nel ’43, per sopravvivere si era messa a fare di tutto, dalle carpenterie metalliche alle cucine a gas. Ma un gruppo di dipendenti, dirigenti ed operai, con molto spirito di corpo, di iniziativa e tanto attaccamento all’Azienda, orgoglio nazionale e professionale, qualità oggi completamente smarrite, riuscirono ad impedire il furto da parte dei tedeschi del materiale tecnico e sportivo custodito al Portello. Fu un’operazione segreta, avventurosa e fortunosa. Insieme ad altre vetture e numerosi progetti, furono nascoste ad Orta anche alcune 158 del 1940 che, con varie e importanti migliorie, consentirono all’Alfa un immediato e subito vittorioso ritorno alle competizioni già dal 1946. Le 158 ( = 1500 cilindrata con 8 cilindri), progettate già a fine anni ’30 da Gioacchino Colombo e dall’ing. Massimino, furono ridenominate 159, avevano un motore più potente (arrivò fino a 450HP a 9.500 giri), nuovi compressori Roots, freni maggiorati, varie migliorie ed aggiornamenti. Sin dalle prime uscite stravinsero su ogni pista restituendo all’Italia buona parte del suo onore.

Sono sempre rimasto affascinato da questa vettura, simile certo alle Maserati e alle Ferrari, ma con qualcosa in più rispetto ad esse …. un retaggio storico forse, ma lo aveva anche la Maserati, non ancora la Ferrari, e neppure la Lancia che comunque abbandonava le corse cedendo tutto il materiale del suo reparto sportivo alla stessa Ferrari.

Forse era Luigi Fusi che mi lasciava assistere al ripristino di una 158 per il nuovo museo Alfa di Arese affidata alle mani sapienti degli ex motoristi di Fangio, Sala e Delle Donne, e intanto mi raccontava, mi raccontava, o forse era il film in bianco e nero di Amedeo Nazzari e Alida Valli “Ultimo Incontro” del 1950 che mi aveva colpito molto. E sicuramente anche la lunga, meticolosa procedura di rifornimento ed avviamento di quella affascinante auto da corsa. Il carburante intanto. Era costituito da una sofisticata puzzolente miscela di alcool metilico, acqua distillata ( per evitare la corrosione del magnesio ) e olio di ricino ( per lubrificare i lobi del compressore ). Per riscaldare il motore si usavano carburante tradizionale e candele calde; una volta però raggiunte le temperature giuste si passava al metanolo e alle candele più o meno fredde secondo i circuiti. Antonio Delle Donne infilava quindi l’avviatore mentre Sala ( detto “il Saletta” per la sua statura) e poi il Bonini (altro storico collaudatore dell’Alfa) smanettavano al carburatore. Dopo qualche fruscio meccanico e di ingranaggeria ecco un rombo, acuto e lacerante, sprigionarsi dal doppio scarico insieme a una nube azzurra odorosa di ricino. Chanel n. 5 per gli appassionati, causa della sordità per me !

Spesso il Museo Alfa Romeo per fare un pò girare e muovere in sicurezza le proprie vetture le inviava in alcune manifestazioni del Registro Italiano Alfa Romeo, il Riar, anche al fine di arricchire il prestigio e l’immagine degli eventi da lei stessa sponsorizzati. Negli anni ’90 durante un raduno in Umbria con tappa all’Autodromo di Magione, trovammo schierate alcune vetture da corsa del Museo di Arese : la P3, la 159 !, e due 33, 8 e 12 cilindri, assistite dai meccanici Monti e Rigoni con il Responsabile del Museo, Mimmo Magro.

Avevo appena finito di fare qualche giro con la mia 8C Monza del ’32 e Mimmo mi dice : vai Stefano, fatti qualche giro. Abbiamo già riscaldato i motori….. Pensavo scherzasse, ma avevano preparato questa sorpresa proprio per me. Mi diressi subito verso la 159, ma Mimmo mi bloccò … no questa non va, poi vedremo. E allora subito sulla P3 che già conoscevo avendola usata più volte a Monza, al Mas du Clos, a Vallelunga, … ma queste sono altre storie. La macchina, ricordo, andava benino pur se da tutte le parti meno che dritta per problemi all’avantreno. Poi le 33, stupende ma troppo “moderne”, con le gomme però che sembravano di legno da quanto erano vecchie e pericolose quindi … di nuovo ai box dove mi attendevano a bocca spalancata numerose persone, “ma questo, beato lui, chi è ?”, tra soci del Riar e curiosi di ogni genere attirati dal fracasso.

E, pronta lì, proprio sotto il semaforo della corsia box, la 159 attendeva indifferente, forte della sua gloria e della sua fama. Monti e Rigoni intorno ad essa con le tradizionali tute azzurrine e tutti gli altri in religioso silenzio. Ero emozionatissimo, mi tremavano le gambe, mi sembrava persino di offendere la memoria di Nino Farina e di Manuel Fangio. Non mi sentivo degno di mettere il mio sedere su quel sedile di vellutino beige unto e bisunto che già aveva ospitato quello eroico di Campioni del Mondo ! E perdevo tempo, ma una robusta spinta di Mimmo e i ripetuti solleciti del Monti che ricordava che la vettura era pronta e doveva partire per far girare subito il metanolo, altamente corrosivo. Vai ! Vai ! Piano, ma vai; cerca solo di non romperla e guarda i giri !

Salgo, mi siedo e penso di sognare, ma quelli urlano di andare quindi dentro la prima, gas al centro tutto giù, una bella sgommata fumosa per la goduria dei presenti e via; le gomme che si gonfiano per l’accelerazione e il bolide decolla scodinzolando di qua e di là ! Seconda e terza, tornantino a destra in seconda, poi subito tornante a sinistra, giù il gas, la 159 va via dietro ma si riprende bene con la progressione dell’accelerazione, ecco le curve sotto la tribuna piena di gente, mi esalto un pò troppo e prendo la curva che immette sul rettilineo un pò di traverso; non succede nulla, miracolo !, e subito gas tutto giù, rumore tremendo, …….. un aereo da combattimento ! Una vettura eccezionale, facile, sincera, leggera, potentissima. Una vera Alfa Romeo.

Passo davanti ai box e faccio finta di non vedere i gesti di Mimmo e del Monti che invitano vigorosamente ad andare più piano ma …. non ci si riesce. Più giri e più prendi sicurezza, e più vai forte. Al giro successivo vedo un gesto ben chiaro ed inequivocabile : le due mani di Mimmo vicine con pollici e indici allargati a formare un cerchio e indicare concrete minacce. Messaggio chiaro e magari pure doloroso ! Ho capito subito, rallento vistosamente, mi faccio però un altro giro da parata schivando il Monti che si era messo in mezzo alla pista come un carabiniere, mi godo gli applausi e rientro tutto fiero al paddok. Sceso dalla macchina non riuscivo a stare in piedi, mi tremavano le gambe e le braccia.

Ma un’altra giornata memorabile mi attendeva all’Autodromo di Monza nel 1998, in occasione della manifestazione “Auto Italiana in Pista” organizzata congiuntamente dal Riar, dal Registro Fiat, dal Lancia Club, dal Ferrari Club Italia e dal Registro Maserati. A Monza c’era di tutto; le più belle auto da corsa italiane e tra esse spiccavano tutte le più belle e famose Alfa del Museo in gran parata. Grazie cari vecchi amici Mimmo, Maurizio, Sandro, storici uomini dell’Alfa, quella vera, per il regalo e l’onore che ancora mi avete fatto. Qualche giro sulla 2900 Le Mans, capolavoro della Touring, e sulla spider 2000 Sportiva per sentire un pò la pista e poi … eccola di nuovo lì, la piccola 159, pronta a ricordare ai tanti appassionati tempi eroici ed epiche battaglie consumate su quello stesso asfalto.

Partenza bruciante, mi sento sicuro e quindi finisco subito in mezzo al prato alla curva Campari, proprio lì dove perse la vita quel grande Campione, …. per fortuna non c’era nessuno a vedere la prima stupidaggine che si ripete in parabolica dove arrivo lungo, poi tranquillo davanti ai box per rassicurare tutti e via di nuovo. Questa volta alla grande, pista piena di Ferrari BB512 e Dino SP, alcune Maserati A6 GCS, Alfa GTA e GTAm, …. usciamo forte dalla parabolica, ho a fianco due BB512, una in versione Les Mans, mi sembrano ferme. L’Alfetta le ha infilate come tordi allo spiedo e fino alla staccata dopo i box non c’è stato niente da fare …. i freni a tamburo pur potenti facevano del loro meglio e quindi assai poco, mi superavano di nuovo, ma dentro le curve era una goduria immensa ! Molte pur famose vetture sembravano degli scooter. Stavo esagerando e diminuiva la prudenza, meglio rientrare ai box, anche se con tristezza; ho accarezzato quel volante e ringraziato quella meccanica; sentivo che non ci saremmo più uniti; amati si, per sempre; ma da lontano !