(Anno XXXII n°3, luglio-settembre 2018)
Editoriale pagg. 4/6
In occasione della scomparsa del dott. Sergio Marchionne ho chiesto all’amico dott. Stefano d’Amico, Past President del Registro Italiano Alfa Romeo, di raccontarci i suoi ricordi su questo grande personaggio che lui aveva avuto la fortuna di conoscere personalmente.
Edoardo Magnone
(Presidente Registro Fiat Italiano)
Ho conosciuto Sergio Marchionne nel 2013; Lui cercava una persona, esperta della materia ed esterna al Gruppo, in grado di consigliarlo sulla ristrutturazione del Museo Alfa Romeo di Arese e sulla scelta di quelle vecchie famose vetture che, restituite poi al pubblico, ne potessero raccontare, finalmente e degnamente, la storia affascinante e leggendaria inaugurandolo con la presentazione della nuova Giulia.
E così il mio amico Harald Wester, allora CEO di Alfa Romeo, ci fece conoscere organizzando una cena agli uffici del Lingotto alla quale suggerii di invitare anche Maurizio Tabucchi, già molto malato, certo di fargli piacere e risollevarne un po’ lo spirito.
Con Sergio Marchionne mi trovai subito in sintonia e dopo pochi giorni ero già al lavoro con gli altri componenti il ristretto “Comitato Museo”, come lui stesso lo aveva chiamato. Mario Lombardi, CEO di Fiat Partecipazioni, Benedetto Camerana Agnelli, architetto, Presidente del Museo Automobile di Torino e Lorenzo Ramaciotti, allora gran capo del Centro Stile Fiat, che già conoscevo avendo lui apprezzato ed approvato il progetto monumento Alfa Romeo voluto dal RIAR in occasione del Centenario della Casa nel 2010. Con Lorenzo Ramaciotti, con cui strinsi immediatamente un rapporto di leale amicizia e reciproca stima, esaminammo a lungo tutte le vetture storiche che da Arese, insieme a molto altro materiale, erano state trasportate a Torino, al capannone 81, purtroppo con danni notevoli, varie mancanze ed altre numerose gravi problematiche ....
L'ultima volta che l’ho visto è stato proprio a casa di Lorenzo a Moncalieri durante una cena tra pochi amici il 2 giugno di quest'anno.
Sergio Marchionne, appena il giorno prima, aveva presentato a Balocco, con tanto di cravatta, il piano industriale chiusosi al 2018 con tutti gli obiettivi raggiunti e con il totale azzeramento del debito! Il piano, come ricorderete, venne presentato e illustrato a tutti gli addetti ai lavori, agli investitori, agli azionisti e a numerosi giornalisti worldwide.
La sera del 2 giugno eravamo quindi tutti curiosi di vederlo e di sentire da Lui stesso le impressioni, i commenti, le sensazioni del giorno dopo e capire quale futuro immaginasse, non solo per FCA; ma soprattutto fare due chiacchiere tra amici in assoluta libertà.
Da sinistra Harald Wester, Sergio Marchionne, Stefano d'Amico e Lorenzo Ramaciotti |
Quella sera Sergio era di ottimo umore, solo appena un po' stanco, chiacchierava di tutto con notevole energia, rise, scherzò molto e si prendeva continuamente in giro tanto che guardò l'agenda per vedere se era libero .... per una sagra paesana che si sarebbe svolta a Varano il 22 o il 24 ma .... aveva un GEC (Group Executive Control) a Detroit. Faceva poi dei programmi anche per rivederci a breve, magari da me in Toscana, ed era comunque in ottima forma, quasi galvanizzato dall'aver finalmente completato con successo il suo piano industriale e dall’idea di potersi finalmente, a brevissimo, ritirare in Ferrari e dedicarsi totalmente ad essa realizzando anche un sogno personale. Ma era soprattutto sereno e felice per essere riuscito con questi risultati ad alleggerire l’attuale pesantissimo carico di lavoro e di impegni contando di dedicarsi dal prossimo anno su un’unica realtà certamente più bella e forse meno stressante.
Dopo 14 anni in apnea, pieni di contrasti e di successi insieme, era finalmente riuscito a completare l'opera che aveva promesso di realizzare e delineava programmi ed idee con grande disinvoltura ed entusiasmo, dalla F1 all’Alfa Romeo.
Devo ringraziare Lorenzo Ramaciotti per aver organizzato quella “ultima” indimenticabile cena ed avermi dato l’occasione di scambiare ancora una volta impressioni e chiacchiere con l’Uomo che ha segnato un’epoca industriale ed economica di altissimo livello ma mai avrei immaginato a quale beffardo destino stava andando incontro da lì a poco. E soprattutto mai avrei immaginato di non rivederlo più. E tanto meno Sergio pensava di essere così in “pericolo”. In gravissimo pericolo. Lui pensava viceversa di avere davanti a sè un futuro migliore del passato, almeno sotto molti altri aspetti.
Sgombrato il campo da tutti gli haters che hanno come sempre rovesciato sui social le loro frustrazioni e il solito odio mal riposto, ho letto numerosi e bellissimi articoli sulla carriera e la personalità di Marchionne. Non ricordo chi ha scritto cosa, ma giornalisti seri e testate autorevoli di tutto il mondo hanno dimostrato sgomento e rammarico rendendo omaggio all’italiano che aveva salvato Fiat e Chrysler restituendo credibilità e rispetto al nostro paese.
I più degni di nota sono quelli che hanno raccontato il vero Marchionne, l’Uomo cioè che in 14 anni di lavoro durissimo non ha mai fatto un giorno di ferie, non s'è mai goduto i suoi soldi, non si è mai tolto un maglione nè sottratto alle sue responsabilità riuscendo ad essere amato persino dalle tute blu tra le quali, come abbiamo visto in tv, hanno avuto difficoltà a trovar qualcuno che, pur parlandone male, non lo abbia almeno rispettato.
Marchionne è stata una di quelle figure più uniche che rare che abbiamo avuto in Italia, particolarmente in questi tempi difficili e decadenti, un Uomo che ha restituito rispetto e immagine al nostro paese e alle nostre capacità. Mentre la crisi economica, globale certo, ma per ragioni endemiche assai profonda in Italia, costringeva le nostre aziende manifatturiere a vendere la proprietà o a chiuderla definitivamente e costringeva i brand storici italiani a cedere la sovranità a multinazionali straniere, Sergio Marchionne ha messo insieme due realtà industriali pachidermiche in due diversi continenti, una delle quali a un passo dal portare i libri in tribunale, e ha creato la settima potenza al mondo del settore auto. Pensata, creata e gestita da un italiano con maglione e pantaloni sgualciti che attraversava avanti e indietro l'oceano centinaia di volte, forse migliaia, senza sosta e riposo. Confrontandosi con i grandi della Terra così come con i sindacati, rompendo gli schemi laddove questi erano obsoleti e comodi a molti, perseguendo i propri obiettivi uno dopo l'altro come una corsa ad ostacoli, senza mai un indugio o un segno di stanchezza, senza mai blandire i media per averli dalla sua parte, attuando strategie lungimiranti contestate da tanti uomini miopi ma accreditati nei salotti buoni.... ecco, quest'Uomo non s'è davvero fermato mai. E neppure arreso, come, a suon di milioni, hanno fatto alcuni suoi predecessori.
Io non sono mai stato un suo manager ma ho parlato spesso con Lui, e so bene quanti hanno subito le sue sfuriate e le sue repentine, drastiche decisioni, ma la realtà è che c'eravamo abituati a un Uomo intransigente, persino con se stesso, a un Uomo che batteva i pugni sul tavolo e sapeva dare le pacche sulle spalle, a un Uomo che non si faceva distrarre e non tentennava, che non diceva una cosa per un’altra e che se la realtà era scomoda e dura non la nascondeva a nessuno. Stringeva alleanze senza far politica, persino alcune apparentemente inspiegabili, ma sapeva bene come far resuscitare e crescere le attività di cui era responsabile.
Noi italiani ci svegliavamo e sapevamo che c'era. E quei titoli FCA e Ferrari che volavano alti infiammando le borse penso abbiano fatto sorridere anche i suoi detrattori che pur ne invidiavano capacità e carisma.
Un uomo forte, non ricattabile, intelligente più dei suoi interlocutori, lungimirante e instancabile. Caratteristiche e doti che ci rendevano tutti un pò più forti, più sicuri e più fieri. Sergio te ne sei andato via così, all’improvviso, senza dire niente e senza salutare nessuno ..... non lo avevi mai fatto.
Stefano d’Amico