martedì 21 novembre 2017

Una vita sotto il segno del biscione..

Negli anni '50 il mondo stava riemergendo dal conflitto insensato e terribile in cui era rovinosamente naufragato e anche la vita riprendeva con entusiasmo ma soprattutto con una forte tenacia e costante volontà grazie non solo al Piano Marshall ma anche alla riacquisita libertà e al ritrovato sorriso.
I cantieri in Italia sorgevano ovunque. Le ruspe lavoravano giorno e notte per spazzare via quanto prima, insieme alle macerie, le perdite e i dolori di un intero paese. Era l'Italia del dopoguerra, della ricostruzione, di un ritorno alla vita e alla normalità. Un'Italia operosa ed appunto entusiasta. In fondo non poteva che andare meglio rispetto al baratro in cui si era precipitati. I sopravvissuti si ritrovavano, le famiglie si ricongiungevano, la terra rifioriva sulle voragini delle bombe.
 
E proprio nel 1950, come riportato da alcune vecchie foto di casa, si partì da Roma per un viaggio davvero avventuroso per quei tempi che fino ad alcuni anni fa i miei genitori ancora amavano ricordare.  Mio padre, mia madre, mio fratello piccolo Giuseppe e i miei due nonni materni alla volta della Sicilia per raggiungere la nonna paterna, i parenti di Catania e ritrovarsi finalmente di nuovo tutti insieme nella campagna alle falde dell'Etna che da oltre 500 anni appartiene alla nostra famiglia. Si partì a bordo di una imponente Mercedes nera con gli strapuntini, con targa SCV (Stato Città del Vaticano) e tanti bagagli sul tetto.

Era guidata da mio zio, Raffaello Flugi Von Aspermont, antica e nobilissima famiglia boemo svizzera, cugino del poeta francese Guillaume Apollinaire, volontario a 16 anni nella 1 guerra mondiale, legionario fiumano, pilota ed alpino. Forte della doppia cittadinanza italiana e svizzera, ebbe un ruolo chiave e delicatissimo nella resistenza romana come figura di collegamento tra il Vaticano, il Governo del tempo e gli Alleati. Insieme a mia zia, Gemma d'Amico baronessa Flugi Von Aspermont, riuscì a salvare dalla cattura e dalla deportazione centinaia di ebrei e politici contrari al regime. Mia zia era una magnifica pittrice, fu allieva di Felice Carena, amica di Alberto Savinio, Dino Buzzati e dei più famosi artisti del suo tempo. Collaborò a metà anni venti con l'allora Vescovo Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI°, di cui fu sempre in stretto contatto ed amica, per ristrutturare la FUCI, Federazione Universitaria Cattolica Italiana in cui crebbero e si formarono numerosi personaggi e futuri parlamentari della Democrazia Cristiana che poi, nell'immediato dopoguerra, dettero uno straordinario contributo ai lavori dell'Assemblea Costituente.

Sono così cresciuto in un ambiente non austero, ma molto colto e di antiche tradizioni; alti funzionari dello Stato, militari eroi di guerra, ecclesiastici di rango, studiosi e ... pazzoidi, nel senso brillante ed estroso della parola ... Una formazione insolita e davvero particolare per un adolescente che vagava sotto quadri di antenati con uniformi piene di medaglie o collari con la Croce su paludamenti purpurei ! Lo zio Generale Federico, lo zio Sua Eminenza Lorenzino, la prozia Reverenda Suor Maria Antonietta ( che si diceva fosse in odore di santità ... mah ? ).  Quando passavo da solo sotto quei ritratti polverosi, che pure mi osservavano con alterigia, li omaggiavo con qualche pernacchia che si trasformava in riverente ossequio alla presenza di mia nonna, nata baronessa Gussio. Questa premessa è importante per l'avvicinamento e l'amicizia con il nostro altrettanto vecchio " biscione ". 
Torniamo però al viaggio in Sicilia.

Ho dei ricordi lontanissimi ma molto vividi di quel viaggio di tre giorni che non finiva mai lungo la Pontina e la Fettuccia di Terracina ( quella dei records di Taruffi ), la Domiziana, Capo Miseno, il pernottamento a Napoli davanti Castel dell'Ovo, e poi giù verso le Calabrie, Lagonegro, tornanti a non finire, salite e discese, con soste continue per bisogni di ogni tipo. Dell'Autostrada del Sole penso che ancora non esistesse neppure il progetto!

E proprio nelle Calabrie avvenne un episodio, ancora vivo nella mia mente, che ben fa capire le incertezze e le paure che ancora pesavano soprattutto su quella parte del paese.  Arrivammo a tarda notte in un paesino sul mare, forse Praia a Mare, o forse Diamante, di cui ricordo solo qualche sparuto fioco lampione e il rumore del mare. Le poche case  affacciate sulla riva erano tutte ben sprangate. Finestre chiuse. Un'insegna Locanda e la speranza di riuscire a passare lì la notte. Qualcuno del gruppo bussa ripetutamente ma inutilmente. Finchè io assonnato accanto a mia madre, con mio fratello piccolino in braccio che piangeva disperato nel silenzio totale del luogo, scendiamo dall'auto per muoverci un pò e per la solita pipì. E solo allora si apre con cautela uno spiraglio di finestra, spuntano una lanterna e la faccia di una donna che, vista la scena, poco dopo scende e apre lentamente il portone. I miei raccontavano che ci aprirono solo dopo aver sentito e visto i bambini, soprattutto uno che piangeva, perchè di notte c'era molto timore dei banditi e dei dispersi della guerra che ancora si aggiravano sulle montagne retrostanti. Ecco perchè mio zio aveva un enorme pistola sotto il sedile ! Io me ne ero accorto.

E si arrivò finalmente a Reggio Calabria, il porto di Villa San Giovanni non era ancora agibile dopo i bombardamenti. Un traghetto scassato ci portò finalmente a Messina e dopo varie ore ancora in auto finalmente a casa ..... Il cancello spalancato, la nonna, preavvisata con telegramma dell'arrivo, era in prima fila, poi gli zii, i cugini e i contadini. Baci e abbracci a non finire. C'eravamo ancora tutti ... e non sembrava vero !  Era la prima volta che andavo in quella casa, dimora di campagna di mio padre, di nonni, bisnonni e antenati vari. I miei, fino a quel momento, avevano avuto loro notizie solo tramite i canali diplomatici vaticani, la Croce Rossa e comuni amici. Ogni giorno arrivavano parenti, cugini e amici mai visti a fare la visita di rito.

E laggiù feci la prima conoscenza con il "biscione".
Il mio "tutor" era Turiddu, figlio del massaro don Peppe (il fattore), mia guida ufficiale e primo amico.  Mi portava avanti e indietro per le campagne a scoprire un mondo affascinante, tra boschi di castagni fitti e lunghi che si ergevano su un tappeto di muschio e di ciclamini viola, torrenti vivi solo in inverno, vigne cariche di uva, mandarini e limoni i cui alberi mandavano profumi di essenze orientali che ancora oggi mi emozionano ogni volta che li sento e a quegli anni felici mi riconducono. Le tane di lepri e conigli con i furetti che li stanavano, il vecchio e saggio cane Ulisse sempre pensieroso. E un osservatorio in pietra ancora mimetizzato ma abbandonato da dove, mi raccontava mio padre, un presidio di militari tedeschi controllava le navi che entravano nello stretto di Messina. Insomma  per me fu per anni un vero paradiso terrestre di cui ero esploratore e conquistatore armato di una semplice cerbottana ricavata da una canna e di un bel fucile a tappi.

Finchè nel solito fienile, dietro una mangiatoia di buoi, coperta di polvere, sacchi di concime e attrezzi di ogni genere, scoprii una antica automobile senza le ruote, di colore scuro con una sottile linea gialla lungo la fiancata. Era appoggiata su tronchi di legno e aveva fari enormi che mi sembravano dei riflettori antiaereo. Era la vettura del nonno, nascosta lì dietro per sottrarla ai tedeschi in ritirata dopo l'arrivo delle truppe americane sbarcate in Sicilia. Sul radiatore c'era uno stemma strano con la croce dei guerrieri in terrasanta e a fianco di essa un serpente con un bambino in bocca.

La vista di quello stemma, le sensazioni che accendeva e le battaglie che evocava fecero nascere in me, lettore di Salgari e di Giulio Verne, emozioni incredibili. Emozioni e passioni che mi hanno accompagnato per una vita intera. Ma allora accesero e scatenarono la fantasia di un fanciullo e quella vecchia austera automobile divenuta un gallinaio si trasformò nella nave dei miei sogni e nel regno dei miei giochi. Poi un anno sparì. Avrò avuto forse quindici anni, pensavo ad altro, alle ragazze e alle moto soprattutto, ma il dolore di quella perdita, di quel magnifico giocattolo che aveva acceso una passione tanto grande, mi causa ancora rimpianti e malinconia. Fu data a un rottamaio, mi dissero, perché bisognava fare spazio al nuovo trattore, alla 600 del massaro, alla Vespa di Turiddu e ... al mio dolore. Un rimpianto che dopo oltre mezzo secolo è ancora tanto presente.

Oggi non esistono più l'antico fienile e neppure la vecchia cara stalla trasformati negli anni in una abitazione, certo più utile e comoda ma senza la mia gloriosa 1750. Era una berlinetta GT della Carrozzeria Touring...

Stefano d'Amico
   

         

domenica 19 novembre 2017

1996. 90 anni di Targa Florio per immagini


Vaccarella, Di Bona, Pucci e d’Amico


Nini Vaccarella e Antonio Pucci sulla 2000 Sportiva del Museo Alfa Romeo

Palemo 1996. Partenza Targa Florio storica ( 1906-1996 ) 



Palermo, 1996. Verso la punzonatura

1950: Tazio Nuvolari su Cisitalia

Tribune di Cerda. Targa Florio 1962, l’arrivo vittorioso della Giulietta SZ di Coco – Arena

Nuvolari alla cronoscalata Palermo-Monte Pellegrino

1996. 90 anni di Targa Florio



Grandi festeggiamenti in Sicilia per i 90 anni della Targa Florio in maggio del 1996.  L'Automobile Club di Palermo, presieduto allora da Tullio Laurìa, organizzò per l'occasione una rievocazione storica della mitica corsa siciliana su quei stessi tornanti delle Madonìe che videro per ben 10 volte i successi assoluti dell'Alfa Romeo (cfr. Nota 1). Sarebbe stata una vera e propria gara di velocità riservata solo a vetture storiche.

Con un caro e vecchio amico palermitano doc, Sergio Montalto, forte ed esperto pilota di auto e moto, avevamo già condiviso varie gare con auto storiche Alfa Romeo, Giulietta e GTA, ma soprattutto il Campionato Italiano Superturismo (CVIT) con una 155 ex Nordauto seguita dal "mago" Franco Angelini. Eravamo bravini e avevamo sempre riportato lusinghieri successi.

Sergio mi telefonò una sera e, in maniera insinuante e subdola, cominciò a parlare della Targa storica. Che ne dici? La vogliamo fare? Così, tanto per gioco, poi ce ne andiamo a pranzo su a Calcatelli da zio Antonio (Antonio Pucci), poi con comodo ripartiamo, ... Tu che ne pensi ? Magari viene anche Nini (Vaccarella). La potremmo fare con la GTA o la Giulietta SZ (ovviamente mie !), poi se vuoi ce ne potremmo andare un po' al mare, facciamo un giro in barca alle Eolie; mah, pensaci un po', sarebbe grazioso!

E quel tarlo maligno cominciò a farsi strada nella mia mente, suscitando rinnovati entusiasmi ed euforie. Fin quando ci riuscì. Ma non con la GTA o la SZ, che pure su quelle strade, nel 1962, aveva fatto una gran gara rimasta leggendaria con Vito Coco e Vincenzo Arena (cfr. Nota 2).

La Targa Florio compiva 90 anni e secondo me ci voleva una vettura che non solo rappresentasse degnamente l'Alfa Romeo ma soprattutto i suoi temerari piloti di quei tempi lontani.La 8C tipo Monza del 1932 era la scelta giusta. Quella delle vittorie del '32 e del '33.  Sergio non poteva più credere alle sue orecchie e al suo entusiasmo. Quasi balbettava ... ma, ma, ma ce la farà ? Si ce l'avrebbe fatta, ma intanto ormai mi aveva fregato.

Portai la macchina da Angelini, qui a Roma, per un controllo generale e mi toccò subire la solita litania dei consueti commenti di rito : "ma buttala via", "è meglio montà sulle nipoti che sulle nonne", "te fai male", "neppure ce vedi", ecc. ecc. Ma era la tassa da pagare per avere almeno il mezzo in ordine !   Quindi auto sul carrello, traghetto Civitavecchia - Palermo, traversata agitata e infine Sergio con scorta Carabinieri pronti al Porto l'indomani mattina per accogliere il "cimelio".

Portammo la vettura al Garage Italia, la Concessionaria Alfa Romeo di Sergio, dietro viale Libertà, con dietro un codazzo di curiosi e perditempo. Ancora controlli oli, pressione gomme, bulloni vari, un bel cannolo pieno di ricotta da Savia, sospensioni (si fa per dire) e prova su strada. Sui tornanti stretti la vettura non girava o andava da tutte le parti, le gomme non ci convincevano, i freni poi ... lasciamo perdere. Di nuovo e di corsa giù nella sua superattrezzata officina.  Ordinai immediatamente per telefono cinque gomme Dunlop in Inghilterra che sarebbero arrivate il giorno dopo per via aerea, tornai sotto in officina e vidi con orrore tutto l'avantreno smontato.  Ho imprecato come un turco e pregato le anime sante di Jano, Bazzi, Fusi e magari Decimo Compagnoni (cfr. Nota 3) di illuminare quei giovani meccanici presuntuosi che già avevano messo la barra al tornio per ridurla e modificare tutta la geometria anteriore.

Sergio, compresa la mia angoscia, mi prese per un braccio e mi portò via con garbata violenza; ce andammo a cena a Mondello, sul mare, dove trovammo due sue simpaticissime amiche e accantonai ogni preoccupazione. Passammo una magnifica serata e me ne andai a dormire; Sergio tornò invece in officina e, lo seppi dopo, si mise anche lui al lavoro sulla 8C. La gara ci sarebbe stata due giorni dopo ma le vetture dovevano presentarsi l'indomani a Piazza Politeama per la punzonatura.
Appena sveglio corsi anche io in officina, la vettura era sul ponte ed avevano appena rivisto la convergenza. Ma il motore e i freni erano roventi !

Sergio era andato a provarla poco distante ... sui tornanti di Monte Pellegrino, ultima gara di Nuvolari e palestra di Nini Vaccarella (cfr. Nota 4).  La mattina infatti, mentre mi facevo la barba in hotel a Villa Igea, mi era sembrato di sentire dei rombi conosciuti .... Ma non potevo pensare a tanta spavalderia quasi in piena città. Pensavo fosse uno scimunito con una Harley Davidson smarmittata. Ma si sa che a Palermo, città dei Florio e della Targa, tutti chiudono ancora un occhio, e magari due, davanti a queste esibizioni.

Mi disse che, secondo lui, dopo la cura la macchina andava molto meglio, c'era solo da registrare i freni.  Ero un pò scettico, visto che già avevo fatto sistemare per bene le balestre a Bassano del Grappa da Toni Berto e Francesco Bonfanti e in uso stradale andava benissimo.
Via di corsa alla punzonatura, arrivammo all'ultimo momento. Una folla di spettatori ammirava entusiasta le vetture esplodendo poi in applausi all'arrivo fragoroso della 8C, affiancata da due Carabinieri motociclisti, che salutava tutti emanando fumi odorosi di ricino con fiammoni giallognoli che uscivano dallo scarico. Mi sembrava di essere finito in un manicomio.

Alla partenza, tutti bardati con tuta ignifuga e casco, mi sentivo assai ridicolo e tutto scemo. Tuta, casco e tutto il corpo di fuori, sai che protezione !Insomma partenza. Starter d'eccezione Nini Vaccarella, un abbraccio, che avevo preso per un commiato definitivo, e si partì. Sotto le gallerie dell'autostrada che collega Palermo a Termini Imerese la 8C, a 180 all'ora, faceva un rumore assordante e costituiva un vero pericolo per le auto "normali" che, pur andandosene per gli affari loro, iniziavano a fare zig zag, incuriositi e distratti dal fracasso. Alle Tribune di Cerda partenza vera; una stretta di mano tra me e Sergio e ... via.
Prima curva e prima derapata, una seconda subito dentro Cerda per far vedere al pubblico assiepato ovunque, come una volta, "Cerda una volta !", di che pasta eravamo. E scorrevano i tornanti, i paesini, le frazioni, gli alberi, terra, mare, cielo con Sergio che urlava : qui è morto Tizio, qui si è fracassato Caio, qui ho distrutto la Stratos, ed io non ce la facevo più. Braccia e schiena a pezzi, ma la macchina era un violino, sembrava davvero a suo agio e a me sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Prese poi la guida Sergio e la musica cambiò davvero. Superavamo come folli auto partite prima. Quella era casa sua; prendeva e descriveva quei tornanti a Caltavuturo e a Bivio Scillato come se li avesse sempre fatti, ogni giorno, e addirittura controsterzo per entusiasmare ancor di più la folla sulle strade e atterrire il sottoscritto che già si vedeva in fondo a un burrone. Ero persino arrivato a pensare ... chissà se metteranno un Cippo d'Amico ?  Visto che già c'era il Cippo Masetti.

Ma arrivammo in fondo sfiniti, con piaghe alle mani, sesti assoluti e primi di Classe, davanti Porsche, Alfa ed altre auto ben più recenti.  Applausi a non finire, premiazioni e Coppa d'Argento del Presidente della Repubblica che conservo con grande soddisfazione ed onore.

E Sergio ?
Sergio continua ancora e ci prova sempre ... dai rifacciamola con la GT40, no ? allora con la SZ, no ? allora con la 75 Superturismo ? No ? Ma allora che facciamo ? Magari una bella cena a Mondello...

Stefano d'Amico

NOTE
1) 10 Vittorie assolute Alfa Romeo alla Targa Florio
     1923 - Sivocci - Guatta su RL Targa Florio
     1930 - Varzi - Tabacchi su P2 1930
     1931 - Nuvolari - Bignami su 8C 2300 spider
     1932 - Nuvolar su 8C 2300 Monza
     1933 - Brivio su 8C 2300 Monza
     1934 - Varzi su Tipo B 2900
     1935 - Brivio su Tipo B 2900
     1950 - Mario e Franco Bornigia su 6C 200 Competizione
     1971 - Vaccarella - Hezemans su 33 3 litri
     1975 - Vaccarella - Merzario su 33 TT12

2)  La Giulietta SZ di Vito Coco e Vincenzo Arena, n. 8 di telaio, Scuderia Etna,
     partecipò alla 46° Targa Florio, nel 1962, dove colse un risultato clamoroso
     giungendo 7 assoluta e prima di classe

3) * Vittorio Jano (1891-1965) . Grande progettista, prima in Fiat poi in Alfa Romeo,
     grazie all'intervento di Enzo Ferrari, dove sostituì Merosi. Progettò tutta una serie
    di motori, tra cui quello della Tipo Monza, che consentirono all'Alfa di cogliere
    numerosi successi sportivi e commerciali.
   * Luigi Bazzi (1892-1986). Altro grande progettista di vetture da competizione,
    prima in Fiat poi in Alfa Romeo, dal 1923 al 1933, quindi a Modena alla Scuderia
    Ferrari.
  * Luigi Fusi (1906-1996). Disegnatore e progettista in Alfa Romeo dal 1920 al 1954.
    Realizzò la 8C Tipo Monza nel 1931.
 * Decimo Compagnoni , grande amico e meccanico fidatissimo di Tazio Nuvolari
     con cui condivise corse e successi leggendari.

4) Tazio Nuvolari alla salita di Monte Pellegrino. 10 aprile 1950. Fu l'ultima gara di
     Tazio Nuvolari, già molto provato dal cancro, alla guida di una Cisitalia. Morì nella
     sua Mantova tre anni dopo. Vaccarella racconta che quella salita era il suo campo
    di addestramento e da lì iniziò la sua fama e la strepitosa carriera di pilota.
   

giovedì 16 novembre 2017

C'era una volta un mago... E una banana


Circa 40 anni fa, in mezzo alla campagna toscana nei pressi di Montalcino, il paese del magnifico vino Brunello, capitai per caso in una specie di antro, con scritto fuori officina. Ma dentro, in mezzo al lordume, c'era di tutto, da un vecchio trattore smontato ad anneriti motori di ogni tipo, fra attrezzi di contadini e un cane che russava, odori di vario genere, e in un angolo una Rumi Formichino arrugginita appoggiata ad una Guzzi 500 senza una ruota ma sicuramente dal passato sportivo.

Aveva dei numeri di gara gialli e un serbatoio benzina sormontato da un serbatoio dell'olio. Anni dopo amici esperti mi spiegarono che era un Dondolino ... Ma in fondo, coperta di polvere, gomme a terra, in uno stato pietoso giaceva una Giulia SS di un improbabile colore verde smeraldo, assai opaco e ... orrendo.

Il "titolare" era adeguato ma io provai un immediato sentimento ... per la povera Giulia ovviamente, e l'affare si concluse. Me la feci caricare subito su un carro attrezzi e la portai a Roma da Franco Angelini, detto "il mago" perchè nella sua immacolata officina, o meglio atelier di eccellente meccanica, si compivano vere magie sui motori e si elaboravano Alfa Romeo imbattibili. Quelle di Ignazio Giunti, per esempio, spesso superiori a quelle ufficiali dell'Autodelta o i motoscafi racer di Giulio De Angelis, pluri Campioni del Mondo.

Angelini appena la vide entrare nel suo santuario pieno di trofei e cimeli vinti ovunque, tra GTA e 75 Superturismo, attaccò una litania di parolacce nel tipico e colorito linguaggio romanesco che gli era familiare, minacciando di chiamare l'ufficio d'igiene, la derattizzazione, gli antitetanici, intimandomi alla fine " de portà subito allo sfascio 'sta banana fràcica ", .... insomma la cacciò via.

Così la portai da Felice Re, bravo e simpatico carrozziere Alfa Romeo con bottega sull'Appia Antica che smontò tutto quello che era rimasto, la sabbiò totalmente, riparò le varie falle, martellò le lamiere, rinforzò in dima dietro mie indicazioni tutti i punti più deboli, saldò un bel roll bar, la verniciò di un magnifico rosso e .... la riportammo da Angelini per prepararla a dovere e farla correre nel neonato Campionato Auto Storiche. E di nuovo mi dovetti sorbire la solita litania anche se in tono minore (il gran cuore Alfa iniziava a spingere !) : prima de parlà magnamose du' rigatoni poi vedèmo, voi nun capite un ca...volo, è mejo montà sulle nipoti che sulle nonne, ecc. ecc.

Però sotto sotto questa nuova sfida lo stuzzicava un bel po' e la macchina nuda, bellissima e ansiosa, finì sotto le sue mani magiche. Dopo neppure un mese, mentre i suoi montavano tutta la meccanica opportunamente preparata per un impiego agonistico ( alleggerimenti e fori da tutte le parti ), mi telefonò e mi convocò con urgenza.  Il motore era al banco prova e mi aspettava per metterlo in moto. Primi scoppi : pa, pum pa, pa,pa, pum pa, pa, papà, pum, papà, e in quel frastuono mi dice : O' senti ? me sta a chiamà !! Io lo guardo strano.  Ma che sei pure sordo ?  mi fa. Nun senti ? papà ! papà ! Me chiama papà !! e intanto questa povera "creatura " appena nata già vagiva a 7.500 giri ! Il giorno dopo già urlava a oltre 8 e alla bilancia tirava circa 160 cavalli !

Mentre la signora Carla che abitava al piano di sopra strillava anche lei dalla finestra come una pazza, in italiano ugualmente aulico ma comprensibile, soprattutto dal tono e dai gesti : Angelì !! so' vent'anni che me rompete li cojoni, bastaaaa !!!  Nun ne posso più !!

Un sabato si andò in spedizione a Vallelunga per metterla a punto in pista insieme a Claudio Francisci, fortissimo pilota romano tuttora in gloriosa attività con potenti prototipi. Dopo un paio di giri Francisci si ferma, dice di chiuderla davanti di 2/3 mm, di mettere le gomme interne a 2.6 e le esterne a 2.4. Mah ? Altri due giri, il tempo è sceso di oltre un secondo a giro e le gomme sono tutte e quattro a 2.6. Eh, lo so ! Il manico è manico ma la Giulia era un aereo. E l'esclamazione di Angelini, mentre tutto orgoglioso apriva il cofano, fu unica : avemo drizzato pure 'sta banana, riferendosi ovviamente alla forma della SS.

Un'altra magia del mago romano la cui banana (la Giulia SS) gli portò un altro Campionato Italiano e numerose vittorie con i colori del Riar e della Scuderia Campidoglio. Quei magnifici maghi non ci sono più ma l'imbattibile "banana" è ancora in pista. Questa Giulia finì in Francia, vinse il campionato francese ed ora è in Inghilterra dove continua a mietere successi. 

giovedì 9 novembre 2017

Stefano d'Amico, una vita per l'Alfa Romeo

"C'è intesa e comunione d'intenti indirizzati alla creazione di un polo d'aggregazione tra estimatori e cultori del motorismo storico, per la salvaguardia del patrimonio culturale motoristico del Paese." E' la frase più volte ripetuta nel corso del suo incontro con Angelo Sticchi Damiani, Presidente Automobile Club d'Italia e di ACI Storico, per la stesura dell'accordo tra le due Associazioni. E’ il più recente colpo del Riar. Partiamo da qui, ce lo racconti.

"L’Automobile Club d’Italia è praticamente nato con l’automobile; è stato fondato nel 1905 e rappresenta la storia dell’automobilismo in Italia; quello vero, quello degli albori. Quello della nascita dell’Alfa Romeo e dei suoi innumerevoli successi sportivi dovuti a quel manipolo di eccezionali piloti come Campari, Nuvolari, Varzi, Fangio, ... che di questo marchio hanno contribuito a crearne il mito".

Il Riar nasce invece nel 1962, a Roma. Viene fondato da illustri personaggi animati esclusivamente da tanta sana e semplice passione lontani e indifferenti da ogni forma di mercantilismo che oggi attanaglia un pò troppo questo intero settore.  E l’Alfa Romeo che ne intuì gli scopi genuini e l’impegno entusiasta, fondamentali per promuovere meglio e ovunque la propria immagine, gli offrì sede e sostegno prima al Portello poi ad Arese anche al fine di meglio guidarne il cammino.

Ultimamente il Presidente ACI Sticchi Damiani, grazie alla sua antica passione e alla cultura che lo animano, ha creato il Club ACI Storico e ha ritenuto di di arricchirne contenuti, professionalità e competenze promuovendo un accordo con il Riar, associazione antica e prestigiosa che nel 1968 fu persino tra i soci fondatori dell’ASI la cui immagine è oggi un po' offuscata.  Un ulteriore impegno del Riar questo per essere vicino alle Istituzioni e lavorare con esse per offrire servizi opportunamente mirati e sempre migliori ai propri associati".

 La promozione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e sportivo dell’Alfa Romeo è stata la sua missione, la sua ossessione in un certo senso. E’ corretta questa percezione?

"L’Alfa Romeo ha preso il mio cuore fin da bambino quando scoprii nella campagna dei miei nonni in Sicilia una vecchia Alfa Romeo abbandonata in una stalla per nasconderla ai militari tedeschi in ritirata verso la fine dell’ultima guerra. Era dietro una mangiatoia di buoi, senza le ruote, coperta da tavole e fieno, trasformata in un bel gallinaio, ma aveva quello strano stemma sul radiatore che rapì la mia fantasia e catturò il mio cuore!

Ho conosciuto nel tempo personaggi magnifici, di grande carisma e cultura, che mi hanno legato ancora di più al mondo dell’auto d’epoca e dell’Alfa Romeo in particolare. Il barone Giorgio Franchetti, che mi ha insegnato a capire ed amare anche il Futurismo ed i suoi esponenti, il conte Lurani a Milano con le sue storie e i tanti aneddoti, i grandi Gigi Bonfanti e Maurizio Tabucchi, veri e puri esperti di Alfa, tanti piloti, tanti uomini dell’Alfa, vari Presidenti, ... E la passione divenne un’ossessione!".

Chi è il protagonista del Riar?

"Ma i nostri Soci naturalmente; non possono che essere loro. E’ il loro entusiasmo che ci sprona a fare sempre meglio per tenere viva e attiva questa bella, sana passione. Ed ognuno di loro ha la sua storia da raccontare, il suo modo di viverla e il suo modo di esserci, tutti accomunati da vera passione e forte amicizia. Ottimi sentimenti da condividere in questi tempi piuttosto decadenti.  Loro sono sempre stati l’orgoglio del mio lungo impegno con il Riar".

In tanti anni di presidenza Riar ha conosciuto personaggi di ogni tipo. Il suo ricordo alla scomparsa di Maurizio Tabucchi, giornalista, storico e Direttore di Quadrifoglio, è stato toccante. Lei scrisse “Scrivere di Maurizio Tabucchi vuol dire per me ripercorre quasi 50 anni della mia vita, la vita del sorriso, della passione condivisa, dell’amicizia. Quella che fa dimenticare molte ambasce del quotidiano e ti trasporta, come fosse un sogno, lungo strade insolite e sconosciute guidando vecchi ferri che un tempo suscitavano solo ilarità e malcelati sguardi di compatimento”. Sembra la descrizione della passione…

"Ho accennato a Bonfanti e Tabucchi alla sua domanda di prima. Loro sono stati i compagni della mia vita, gli amici di sempre con cui ho condiviso non solo la mia passione ma anche i miei dolori; e ne ho avuti diversi ! Loro hanno portato al Riar competenze e professionalità elevatissime, sempre svolte a titolo gratuito con grande capacità e serietà tanto da essere oggi riconosciute in ogni parte del mondo, insegnamenti fondamentali e preziosi che improntano oggi la nostra Commissione Tecnica e la nostra autonomia. Questi personaggi non ci sono più da tempo, portati via dal grande impegno/passione che ha improntato la loro vita.  Se solo si fossero risparmiati un po' di più ...

Nel Riar, anche grazie a loro, non c’è mai stata alcuna forma commerciale e speculativa. Siamo anzi la miniera, ricca e fruttuosa, cui in tanti cercano di mettere mano.  Tutti noi, a differenza di altre associazioni, operiamo a titolo del tutto gratuito e spesso con un impegno tale che non avrei mai attuato, ma neppure concepito, quando ero in piena attività professionale... Pure ben retribuita!"

1925. L'Alfa - Anonima Lombarda Fabbrica Automobili - giovane Casa automobilistica milanese nata dalla fallita francese Darraq si sta facendo sempre più largo a suon di vittorie clamorose nel mondo esclusivo delle corse, ho letto in un suo articolo. Come si è passato dai tempi eroici dell’Alfa Romeo, che in quello stesso anno dopo aver dominato l'anno prima in Sicilia alla Targa Florio, stravince il primo Campionato del Mondo di automobilismo, a quelli di oggi?

"Questa domanda è impegnativa, e per dare una bella risposta ci vorrebbero... 100 anni! Ho parlato di questa storia affascinante sui vari libri che ho scritto in questi anni.

L’Alfa Romeo, pur se nata da un fallimento, nasceva bene. I suoi creatori erano persone che vedevano lontano. Tecnici magnifici sotto un blasone illustre e glorioso che diverrà celebre anche su altri campi di battaglia : le piste, c’era un certo Henry Ford che si scappellava al suo passaggio, personalità e grandi signori che se le contendevano,  ...  Enzo Ferrari, che agli albori della sua carriera vi fu assunto come impiegato, dichiarò sempre che i meccanici dell’Alfa sapevano fare i guanti alle mosche !  Un’Azienda sempre turbata, sin dal suo nascere, da ogni sorta di difficoltà, economiche, sindacali, politiche, sociali, militari,  ... eppure sempre risorta e sopravvissuta fino ad oggi appunto. Spesso con vere ed abili acrobazie finanziarie e ferrea volontà. Il suo antico stemma è riapparso da due anni sulle piste più importanti del mondo ... anche se su vetture Ferrari di F1.  Niente di nuovo insomma; un ritorno al passato ma ... pensando al futuro.


Parliamo di auto. Il Riar sotto la sua direzione si è occupato di tutto, dalla P2 all’Alfasud. Ci spieghi la strategia.

"Agli inizi eravamo quattro amici al bar... E la massima occupazione era solo quella di ritrovarsi con i nostri vecchi ferri e andarcene a spasso; un po' ovunque, bastavano un paio di telefonate e si partiva. Poi siamo cresciuti ed è cresciuto l’interesse per le auto storiche, un mondo particolare dove l’Alfa Romeo e le Bugatti la facevano da padrone.  Molti non lo sanno, ma il Riar, con il sostegno tradizionale e concreto dell’Alfa Romeo, si inventò la prima Mille Miglia storica nel 1968, e poi la rievocazione della Milano - San Remo nel 1969 ed ancora la Targa Florio storica nel 1973, ... insomma avevamo messo giù tutte le premesse per accendere nuovi entusiasmi e grandi passioni ! E i nostri associati aumentavano, nuove vetture entravano nel settore delle storiche tra cui l’Alfasud. Io ne avevo una grigio chiara targata proprio Roma P2 ..... vede come ho risposto alla sua domanda, P2 e Alfasud. Era l’auto di tutti i giorni, povera e bella, mai un problema anche se manomessa dal preparatore Angelini. La vendetti ... per vergogna ( mi prendevano tutti in giro, non solo in famiglia ma persino in Alfa e persino l’allora Presidente dell’IRI, Professor Prodi, che dell’Alfa – Finmeccanica era padrone ), ed oggi la rimpiango per rabbia !  Mi rimproverò anche Maurizio Tabucchi .... te ne pentirai, mi disse. Aveva ragione. Oggi abbiamo creato un club nel club : “Instant Classic Registro Alfa Romeo” dove vogliamo riunire tutte le vetture più recenti Alfa Romeo , ivi incluse quelle di produzione. Quel loro antico stemma sul cofano le rende diverse dalle altre auto più o meno simili, con occhi a mandorla o meno. Esso racchiude infatti tanta di quella storia da renderle ... preziose. Mentre le guidi devi sapere che stai guidando sulla storia.

Strategie : al Riar ne abbiamo fatte sempre poche, forse sbagliando, perchè, mossi esclusivamente dalla passione, abbiamo sempre pensato solo all’interesse dei nostri soci e ad assicurare loro servizi e benefici per alimentarne ulteriormente passioni ed entusiasmi. Il Riar fu promotore del famoso articolo 60 che riconosce per legge i Registri di marca e gli conferisce autorevolezza nelle certificazioni e agevolazioni fiscali agli aventi diritto. Per non citare le numerose collaborazioni con i Ministeri preposti alla stesura del Nuovo Codice della Strada, ecc. ecc.



sabato 4 novembre 2017

Il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani e il presidente del Riar Stefano d'Amico alla presentazione dell'accordo al salone di Padova




Aci e Riar, che accordo


"C'è intesa e comunione d'intenti indirizzati alla creazione di un polo d'aggregazione tra estimatori e cultori del motorismo storico, per la salvaguardia del patrimonio culturale motoristico del Paese." E' la frase più volte ripetuta e sottolineata nel corso degli incontri tra Angelo Sticchi Damiani, Presidente Automobile Club d'Italia e di ACI Storico, e Stefano d'Amico, Presidente RIAR - Registro Italiano Alfa Romeo, propedeutici alla stesura dell'accordo tra le due Associazioni.

Il Registro Italiano Alfa Romeo è una delle più antiche e prestigiose associazioni di appassionati del mondo dell'auto, in particolare dell'Alfa Romeo, una Casa che ha sempre rappresentato l'eccellenza dello stile e del saper fare italiano. La sua storia è ormai diventata una leggenda ed il RIAR, che ne è il club ufficiale, ne mantiene viva da 60 anni la tradizione in tutto il mondo.

La missione di ACI Storico è la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e sportivo ponendo al centro le automobili di "Interesse Storico"; quella del RIAR è la valorizzazione del Marchio e della storia Alfa Romeo e, soprattutto, di tutti i veicoli della Casa costruiti dal 1910 al 1985, nonché delle più moderne vetture di recente costruzione definite "Instant Classic Registro Alfa Romeo".

La partnership tra le due realtà investirà le più diverse declinazioni con iniziative congiunte per meglio promuovere l'intero settore e offrire i migliori servizi ai propri soci con le iscrizioni ai rispettivi Club, rendendo così più agevoli ed accessibili le varie omologazioni e certificazioni di legge delle vetture di interesse storico. I rappresentanti del Registro Italiano Alfa Romeo, che vantano una consolidata e riconosciuta esperienza, maturata in oltre 50 anni di vita nel settore, entrano nella Commissione di esperti ACI con il compito di aggiornamento della "Lista ACI", ma anche per promuovere interazioni tecnico organizzative nella gestione delle reciproche attività e manifestazioni con particolare attenzione alla comunicazione.

I "Soci" dei Club saranno i veri fruitori di questa collaborazione, avendo a disposizione non solo i poderosi archivi e conoscenze delle due associazioni ma anche i rispettivi servizi in tutte le loro declinazioni a condizioni vantaggiose: nello specifico giova accennare ai prodotti specifici di ACI Storico relativi al soccorso stradale in Italia ed all'estero di veicoli storici e no; l'abbonamento alla rivista Ruote Classiche;  la Tutela Legale Europa ed altre tipologie di assistenze sino ad arrivare al programma di sconti per l'ingresso nei più noti eventi fieristici, per l'iscrizione ai corsi dei Centri di Guida sicura ACI di Lainate/Arese e Vallelunga, nonché la possibilità di iscrizione veicoli al Registro del Club ACI Storico; i servizi RIAR oltre a portare i Soci iscritti nel mondo del mito dell'auto, consentiranno il rilascio di ogni tipo di certificazione, dal Certificato di Rilevanza Storica (CRS), alle procedure tecniche di verifica e omologazione del veicolo storico e alla eventuale expertise di autenticità, dalla partecipazione a raduni ed eventi alla consulenza gratuita per l'acquisto e il restauro, servizi forniti dai più importanti storici ed esperti di Alfa Romeo.