martedì 22 gennaio 2019

“Il Flobert”, di Enzo Ferrari. Edizione fuori commercio, 1976


(Copyright Enzo Ferrari)
Questo raro e curioso volumetto di Enzo Ferrari riporta le sue note ed osservazioni sui più noti giornalisti dell’epoca. Ecco un estratto su Alberto Bevilacqua, giornalista al Corriere della Sera, scrittore, romanziere, poeta, sceneggiatore, … Vincitore di vari premi.

“L’incontro con Bevilacqua è scaturito, per parte mia, da un impulso di comunione e simpatia per un suo articolo, “Abbasso il primo”, apparso sul Corriere della Sera. Un momento insolito, raro direi, di sintonia di pensiero …. ”Agli italiani risulta inviso il vincitore. Sono anticonvenzionali e distruttori al punto da essere indotti a parteggiare per il perdente”. Questa la tesi di Bevilacqua e, scavando nella psicologia italica, eccone le ragioni: gusto per la dissacrazione del privilegio, invidia, …. Tutto così terribilmente vero, gli scrissi, quantificando anche nella misura del cinquantuno per cento la formula ideale di capitalizzazione del successo … “
Enzo Ferrari   

lunedì 14 gennaio 2019

Così parlò Enzo Ferrari … quasi una profezia

(Estratto da “Le briglie del successo” di Enzo Ferrari, settima edizione 1970)

               
Ferrari e Luraghi
“…Fu un ritorno fugace, un breve incontro. Ho varcato i cancelli del Portello il 15 luglio 1964, ventiquattro anni dopo che ne ero definitivamente uscito. L’occasione era data dal mio desiderio di ringraziate il presidente Giuseppe Luraghi per avermi permesso, non essendomi stato concesso il circuito di Monza, di provare le mie vetture prima della corsa di Les Mans sulla nuova pista sperimentale che l’Alfa Romeo aveva appena finito di costruire a Balocco, vicino Vercelli.
Entrai nel vecchio cortile di via Gattamelata e, quasi tremando, mi guardai incontro. Poche cose erano cambiate. Sentii però un’aria più impersonale che annebbiò un poco la mia emozione. Luraghi, che avevo già conosciuto nel 1946 quando era direttore centrale alla Pirelli, fu con me quasi affettuoso. Non mi consentì di completare il ringraziamento, disse che era lieto di aver potuto fare per le mie macchine una piccola cosa dopo tutto quello che io avevo fatto per l’automobilismo italiano. …. Ricordammo il passato, parlammo di tante cose di ieri e di oggi. Sentii la delusione di questo uomo di antica tradizione democratica, di origini umanistiche. Sentii la sua amarezza nel vedersi prigioniero, lui così energico e volitivo, di realtà superiori. E quando uscii dalla mia cara e vecchia Alfa, pensai con amarezza che i programmi del suo presidente, che certamente tendevano a rinverdire i suoi allori, non soltanto sportivi, venivano rimandati a un vago futuro. Strano e contrariante destino degli uomini che restano fedeli alle idee. Destino che io ho dovuto più volte subire.

  Gli stabilimenti Alfa Romeo al Portello negli anni ‘30  

Gli anni passano rapidi: siamo nel 1969. Ho incontrato ancora il presidente Luraghi a Modena. …. La situazione era mutata dal nostro incontro al Portello. …. L’Alfa era tornata alle corse con la sezione Autodelta. Luraghi mi confermò che qualche mese prima l’avvocato Agnelli era stato da lui. Mi sovvenne l’antico progetto di una “Scuderia Italia” che risaliva al 1937, quando l’Alfa diceva “no” alle corse se non attraverso la Scuderia Ferrari. Allora, d’accordo con l’ingegner Ugo Gobbato, lo esposi al professor Valletta. Alla grande sfida germanica si poteva opporre una coalizione tutta italiana. Quell’idea sfumò risultando difficile una simile unione di interessi.
Ora tornava attuale ? Dall’incontro di Agnelli e Luraghi, come seppi, era nata infatti la proposta di partecipare insieme al rilevo della Ferrari, la quale avrebbe potuto così continuare i suoi programmi sportivi. Questa intesa Fiat-Alfa-Ferrari non si concretò …. Questi i principali fattori negativi di parte Alfa: gli oneri sorgenti da una attività che sarebbe risultata pubblicitariamente molto indiretta e il fatto di aver già avviato tecnico sportiva diretta con l’Autodelta.
Luraghi mi lasciò con una significativa stretta di mano. “Ferrari, concluse, il giorno in cui lei avesse a cessare i suoi rapporti con la Fiat, la mia società sarà onorata di legare a quello della Ferrari il suo nome”. …. La storia della Ferrari sarebbe potuta tornare alle origini ….. “ 

mercoledì 9 gennaio 2019

1939. Da Massaua ad Addis Abeba in Coloniale

1939. Da Massaua ad Addis Abeba in Coloniale


Più di 20 anni fa passai un intero pomeriggio in quella che un tempo era definita l'AOI, Africa Orientale Italiana.  Soltanto che invece di essere ad Asmara o Addis Abeba ero a Milano, vicino Piazza Cinque Giornate. Ero andato a trovare Gian Battista Guidotti, proprio lui, il compagno di Nuvolari nella mitica e vittoriosa Mille Miglia del 1930, quella dei fari spenti.

Ed ero con Bruno Bonini, uno dei sette famosi collaudatori dell'Alfa e discepolo appunto del Guidotti. I sette uomini d'oro li chiamavano. Loro non ci sono più, come non c'è più gente come loro, ma vive il ricordo suggestivo ed intenso di quel pomeriggio quando, forse spronato da qualche bicchierino di troppo di un buon marsala distribuito dalla Signora Guidotti, Gianbattista " partì " per l'Africa. Aprì un polveroso album di fotografie ingiallite e ... fummo anche noi in mare sulla motonave Umbria alla volta dell'Eritrea. Tappa a Bengasi, in Cirenaica, per giungere infine a Massaua e scaricare alcune 6C 2500 Coloniale destinate alle nostre truppe. I venti di guerra erano sempre più vicini ed impetuosi. Il Guidotti doveva collaudare alcune vetture e presentarle al Duca Amedeo D'Aosta, il Duca di ferro, Governatore dell'Africa Orientale Italiana e futuro eroe dell'Amba Alagi.

Da Massaua ad Asmara si passa per Dogali dove nel 1887 gli italiani del Col. De Cristoforis subirono una cocente sconfitta dalle truppe abissine di ras Alula e Guidotti raccontava che si fermarono con le quattro 2500 sulla storica collinetta per rendere omaggio a quei morti.  Alcuni dell'Alfa e vari notabili italiani partirono invece in treno con la più comoda "Littorina".

Raccontava che ad Asmara furono ricevuti dal direttore della locale sede Alfa Romeo e dai notabili della città  in uniforme. Fu un susseguirsi di inviti e magnifiche gite nei dintorni tra cui una davvero suggestiva con due Coloniali piene di ospiti e relative signore fino all'antico convento di Bizen in cima ad una montagna dove un monaco spiritato benedisse il gruppo italiano e il cibo al sacco che volle ovviamente "collaudare" anche lui.

Mai un problema per le incredibili vetture "tout terrain" che si spinsero fino al Lago Tana lungo guadi e mulattiere apparentemente impraticabili, ma non per le Alfa. L'intenzione era di raggiungere il Nilo Azzurro. Gli impegni del Duca D'Aosta e le impellenti necessità militari non consentirono però ulteriori avventure.

Ma com'era emozionante sentire ancora l'entusiasmo dei ricordi nella voce lenta ma scorrevole di quell'uomo, e l'amore per l'Alfa compagna anch'essa di un'intera vita ormai al tramonto, come quel sole africano che lo aveva accompagnato nel suo viaggio. Scorrevano i nomi dei villaggi e dei nostri coloni che avevano via via ospitato la brigata italiana. Cheren, Nafca,... il ristorante da Peppino con poche camere, telefono e telegrafo, e poi i magnifici agrumi di alcuni coloni siciliani, la ospitale famiglia Spampinato, con due giovani figliole bellissime, una si chiamava Rachele .... Quasi 80 anni fa. Dove siete Uomini d'Italia che avete sparso sudore e pianti in quelle terre lontane lasciando laggiù strade, case, scuole, ospedali, pozzi e acquedotti, campi coltivati...

Ci lasciammo e ce ne andammo commossi. In cuor nostro sapevamo che non ci saremmo più rivisti. Era già notte ed ebbi freddo. Una notte strana quella, sembrava voler afferrare anche il Bonini ....  Lo raggiunse invece a Spa, mentre guidava una GTA della Scuderia del Portello.

Triste fine nel 1940 anche per la Nave Umbria autoaffondatasi nel Mar Rosso, in Sudan, per non essere catturata da navi inglesi, giusto un giorno prima di arrivare a Massaua. Giace ancora lì a 40 metri; è diventata un monumento di corallo e nella sua stiva i subacquei possono vedere tra varie Fiat anche alcune 6C 2500 Coloniale mai arrivate a destinazione provando una struggente emozione nel far scorrere la mano sul cofano e scoprire il rosso ancora vivo del marchio Alfa Romeo mentre tutt'intorno si affollano curiosi centinaia di pesci colorati che gli fanno eterno onore.

That's All Folks


 di Stefano d'Amico

Il libro di Stefano d'Amico protagonista anche in USA


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Stefano d'Amico, l'intervista di una vita

"C'è intesa e comunione d'intenti indirizzati alla creazione di un polo d'aggregazione tra estimatori e cultori del motorismo storico, per la salvaguardia del patrimonio culturale motoristico del Paese." E' la frase più volte ripetuta nel corso del suo incontro con Angelo Sticchi Damiani, Presidente Automobile Club d'Italia e di ACI Storico, per la stesura dell'accordo tra le due Associazioni. E’ il più recente colpo del Riar. Partiamo da qui, ce lo racconti.

"L’Automobile Club d’Italia è praticamente nato con l’automobile; è stato fondato nel 1905 e rappresenta la storia dell’automobilismo in Italia; quello vero, quello degli albori. Quello della nascita dell’Alfa Romeo e dei suoi innumerevoli successi sportivi dovuti a quel manipolo di eccezionali piloti come Campari, Nuvolari, Varzi, Fangio, ... che di questo marchio hanno contribuito a crearne il mito".

Il Riar nasce invece nel 1962, a Roma. Viene fondato da illustri personaggi animati esclusivamente da tanta sana e semplice passione lontani e indifferenti da ogni forma di mercantilismo che oggi attanaglia un pò troppo questo intero settore.  E l’Alfa Romeo che ne intuì gli scopi genuini e l’impegno entusiasta, fondamentali per promuovere meglio e ovunque la propria immagine, gli offrì sede e sostegno prima al Portello poi ad Arese anche al fine di meglio guidarne il cammino.

Ultimamente il Presidente ACI Sticchi Damiani, grazie alla sua antica passione e alla cultura che lo animano, ha creato il Club ACI Storico e ha ritenuto di di arricchirne contenuti, professionalità e competenze promuovendo un accordo con il Riar, associazione antica e prestigiosa che nel 1968 fu persino tra i soci fondatori dell’ASI la cui immagine è oggi un po' offuscata.  Un ulteriore impegno del Riar questo per essere vicino alle Istituzioni e lavorare con esse per offrire servizi opportunamente mirati e sempre migliori ai propri associati".

 La promozione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e sportivo dell’Alfa Romeo è stata la sua missione, la sua ossessione in un certo senso. E’ corretta questa percezione?

"L’Alfa Romeo ha preso il mio cuore fin da bambino quando scoprii nella campagna dei miei nonni in Sicilia una vecchia Alfa Romeo abbandonata in una stalla per nasconderla ai militari tedeschi in ritirata verso la fine dell’ultima guerra. Era dietro una mangiatoia di buoi, senza le ruote, coperta da tavole e fieno, trasformata in un bel gallinaio, ma aveva quello strano stemma sul radiatore che rapì la mia fantasia e catturò il mio cuore!

Ho conosciuto nel tempo personaggi magnifici, di grande carisma e cultura, che mi hanno legato ancora di più al mondo dell’auto d’epoca e dell’Alfa Romeo in particolare. Il barone Giorgio Franchetti, che mi ha insegnato a capire ed amare anche il Futurismo ed i suoi esponenti, il conte Lurani a Milano con le sue storie e i tanti aneddoti, i grandi Gigi Bonfanti e Maurizio Tabucchi, veri e puri esperti di Alfa, tanti piloti, tanti uomini dell’Alfa, vari Presidenti, ... E la passione divenne un’ossessione!".

Chi è il protagonista del Riar?

"Ma i nostri Soci naturalmente; non possono che essere loro. E’ il loro entusiasmo che ci sprona a fare sempre meglio per tenere viva e attiva questa bella, sana passione. Ed ognuno di loro ha la sua storia da raccontare, il suo modo di viverla e il suo modo di esserci, tutti accomunati da vera passione e forte amicizia. Ottimi sentimenti da condividere in questi tempi piuttosto decadenti.  Loro sono sempre stati l’orgoglio del mio lungo impegno con il Riar".

In tanti anni di presidenza Riar ha conosciuto personaggi di ogni tipo. Il suo ricordo alla scomparsa di Maurizio Tabucchi, giornalista, storico e Direttore di Quadrifoglio, è stato toccante. Lei scrisse “Scrivere di Maurizio Tabucchi vuol dire per me ripercorre quasi 50 anni della mia vita, la vita del sorriso, della passione condivisa, dell’amicizia. Quella che fa dimenticare molte ambasce del quotidiano e ti trasporta, come fosse un sogno, lungo strade insolite e sconosciute guidando vecchi ferri che un tempo suscitavano solo ilarità e malcelati sguardi di compatimento”. Sembra la descrizione della passione…

"Ho accennato a Bonfanti e Tabucchi alla sua domanda di prima. Loro sono stati i compagni della mia vita, gli amici di sempre con cui ho condiviso non solo la mia passione ma anche i miei dolori; e ne ho avuti diversi ! Loro hanno portato al Riar competenze e professionalità elevatissime, sempre svolte a titolo gratuito con grande capacità e serietà tanto da essere oggi riconosciute in ogni parte del mondo, insegnamenti fondamentali e preziosi che improntano oggi la nostra Commissione Tecnica e la nostra autonomia. Questi personaggi non ci sono più da tempo, portati via dal grande impegno/passione che ha improntato la loro vita.  Se solo si fossero risparmiati un po' di più ...

Nel Riar, anche grazie a loro, non c’è mai stata alcuna forma commerciale e speculativa. Siamo anzi la miniera, ricca e fruttuosa, cui in tanti cercano di mettere mano.  Tutti noi, a differenza di altre associazioni, operiamo a titolo del tutto gratuito e spesso con un impegno tale che non avrei mai attuato, ma neppure concepito, quando ero in piena attività professionale... Pure ben retribuita!"

1925. L'Alfa - Anonima Lombarda Fabbrica Automobili - giovane Casa automobilistica milanese nata dalla fallita francese Darraq si sta facendo sempre più largo a suon di vittorie clamorose nel mondo esclusivo delle corse, ho letto in un suo articolo. Come si è passato dai tempi eroici dell’Alfa Romeo, che in quello stesso anno dopo aver dominato l'anno prima in Sicilia alla Targa Florio, stravince il primo Campionato del Mondo di automobilismo, a quelli di oggi?

"Questa domanda è impegnativa, e per dare una bella risposta ci vorrebbero... 100 anni! Ho parlato di questa storia affascinante sui vari libri che ho scritto in questi anni.

L’Alfa Romeo, pur se nata da un fallimento, nasceva bene. I suoi creatori erano persone che vedevano lontano. Tecnici magnifici sotto un blasone illustre e glorioso che diverrà celebre anche su altri campi di battaglia : le piste, c’era un certo Henry Ford che si scappellava al suo passaggio, personalità e grandi signori che se le contendevano,  ...  Enzo Ferrari, che agli albori della sua carriera vi fu assunto come impiegato, dichiarò sempre che i meccanici dell’Alfa sapevano fare i guanti alle mosche !  Un’Azienda sempre turbata, sin dal suo nascere, da ogni sorta di difficoltà, economiche, sindacali, politiche, sociali, militari,  ... eppure sempre risorta e sopravvissuta fino ad oggi appunto. Spesso con vere ed abili acrobazie finanziarie e ferrea volontà. Il suo antico stemma è riapparso da due anni sulle piste più importanti del mondo ... anche se su vetture Ferrari di F1.  Niente di nuovo insomma; un ritorno al passato ma ... pensando al futuro.


Parliamo di auto. Il Riar sotto la sua direzione si è occupato di tutto, dalla P2 all’Alfasud. Ci spieghi la strategia.

"Agli inizi eravamo quattro amici al bar... E la massima occupazione era solo quella di ritrovarsi con i nostri vecchi ferri e andarcene a spasso; un po' ovunque, bastavano un paio di telefonate e si partiva. Poi siamo cresciuti ed è cresciuto l’interesse per le auto storiche, un mondo particolare dove l’Alfa Romeo e le Bugatti la facevano da padrone.  Molti non lo sanno, ma il Riar, con il sostegno tradizionale e concreto dell’Alfa Romeo, si inventò la prima Mille Miglia storica nel 1968, e poi la rievocazione della Milano - San Remo nel 1969 ed ancora la Targa Florio storica nel 1973, ... insomma avevamo messo giù tutte le premesse per accendere nuovi entusiasmi e grandi passioni ! E i nostri associati aumentavano, nuove vetture entravano nel settore delle storiche tra cui l’Alfasud. Io ne avevo una grigio chiara targata proprio Roma P2 ..... vede come ho risposto alla sua domanda, P2 e Alfasud. Era l’auto di tutti i giorni, povera e bella, mai un problema anche se manomessa dal preparatore Angelini. La vendetti ... per vergogna ( mi prendevano tutti in giro, non solo in famiglia ma persino in Alfa e persino l’allora Presidente dell’IRI, Professor Prodi, che dell’Alfa – Finmeccanica era padrone ), ed oggi la rimpiango per rabbia !  Mi rimproverò anche Maurizio Tabucchi .... te ne pentirai, mi disse. Aveva ragione. Oggi abbiamo creato un club nel club : “Instant Classic Registro Alfa Romeo” dove vogliamo riunire tutte le vetture più recenti Alfa Romeo , ivi incluse quelle di produzione. Quel loro antico stemma sul cofano le rende diverse dalle altre auto più o meno simili, con occhi a mandorla o meno. Esso racchiude infatti tanta di quella storia da renderle ... preziose. Mentre le guidi devi sapere che stai guidando sulla storia.

Strategie : al Riar ne abbiamo fatte sempre poche, forse sbagliando, perchè, mossi esclusivamente dalla passione, abbiamo sempre pensato solo all’interesse dei nostri soci e ad assicurare loro servizi e benefici per alimentarne ulteriormente passioni ed entusiasmi. Il Riar fu promotore del famoso articolo 60 che riconosce per legge i Registri di marca e gli conferisce autorevolezza nelle certificazioni e agevolazioni fiscali agli aventi diritto. Per non citare le numerose collaborazioni con i Ministeri preposti alla stesura del Nuovo Codice della Strada, ecc. ecc.

"Io e la 159", Stefano d'Amico al volante del mito dell'Alfa Romeo


159 vuol dire solo Alfa Romeo. Vai su internet, digiti 159 e ti appare la vettura che è seguita alla 156, uno dei capolavori di Walter de Silva. Allora in Alfa lavorava ancora qualcuno della vecchia scuola, quelli dei tempi dell’Alfa Alfa, e sicuramente nel definire il modello di questa berlina dei primi anni 2000 il cuore gli sarà sicuramente andato a un’altra 159, quella vera, quella dei Campionati del Mondo del 1950 con Farina e del 1951 con Fangio. La regina, per me, del Museo Alfa Romeo di Arese; quella che è stata il simbolo della resurrezione, dell’Italia e dell’Alfa.

L’Italia, come tutta l’Europa, nel 1946 usciva infatti devastata dai danni del secondo conflitto mondiale. Le industrie non esistevano quasi più, o erano state distrutte dai bombardamenti o saccheggiate sia dai tedeschi in ritirata che dagli stessi “alleati” in entrata.

L’Alfa Romeo non era da meno; rasa praticamente al suolo nel ’43, per sopravvivere si era messa a fare di tutto, dalle carpenterie metalliche alle cucine a gas. Ma un gruppo di dipendenti, dirigenti ed operai, con molto spirito di corpo, di iniziativa e tanto attaccamento all’Azienda, orgoglio nazionale e professionale, qualità oggi completamente smarrite, riuscirono ad impedire il furto da parte dei tedeschi del materiale tecnico e sportivo custodito al Portello. Fu un’operazione segreta, avventurosa e fortunosa. Insieme ad altre vetture e numerosi progetti, furono nascoste ad Orta anche alcune 158 del 1940 che, con varie e importanti migliorie, consentirono all’Alfa un immediato e subito vittorioso ritorno alle competizioni già dal 1946. Le 158 ( = 1500 cilindrata con 8 cilindri), progettate già a fine anni ’30 da Gioacchino Colombo e dall’ing. Massimino, furono ridenominate 159, avevano un motore più potente (arrivò fino a 450HP a 9.500 giri), nuovi compressori Roots, freni maggiorati, varie migliorie ed aggiornamenti. Sin dalle prime uscite stravinsero su ogni pista restituendo all’Italia buona parte del suo onore.

Sono sempre rimasto affascinato da questa vettura, simile certo alle Maserati e alle Ferrari, ma con qualcosa in più rispetto ad esse …. un retaggio storico forse, ma lo aveva anche la Maserati, non ancora la Ferrari, e neppure la Lancia che comunque abbandonava le corse cedendo tutto il materiale del suo reparto sportivo alla stessa Ferrari.

Forse era Luigi Fusi che mi lasciava assistere al ripristino di una 158 per il nuovo museo Alfa di Arese affidata alle mani sapienti degli ex motoristi di Fangio, Sala e Delle Donne, e intanto mi raccontava, mi raccontava, o forse era il film in bianco e nero di Amedeo Nazzari e Alida Valli “Ultimo Incontro” del 1950 che mi aveva colpito molto. E sicuramente anche la lunga, meticolosa procedura di rifornimento ed avviamento di quella affascinante auto da corsa. Il carburante intanto. Era costituito da una sofisticata puzzolente miscela di alcool metilico, acqua distillata ( per evitare la corrosione del magnesio ) e olio di ricino ( per lubrificare i lobi del compressore ). Per riscaldare il motore si usavano carburante tradizionale e candele calde; una volta però raggiunte le temperature giuste si passava al metanolo e alle candele più o meno fredde secondo i circuiti. Antonio Delle Donne infilava quindi l’avviatore mentre Sala ( detto “il Saletta” per la sua statura) e poi il Bonini (altro storico collaudatore dell’Alfa) smanettavano al carburatore. Dopo qualche fruscio meccanico e di ingranaggeria ecco un rombo, acuto e lacerante, sprigionarsi dal doppio scarico insieme a una nube azzurra odorosa di ricino. Chanel n. 5 per gli appassionati, causa della sordità per me !

Spesso il Museo Alfa Romeo per fare un pò girare e muovere in sicurezza le proprie vetture le inviava in alcune manifestazioni del Registro Italiano Alfa Romeo, il Riar, anche al fine di arricchire il prestigio e l’immagine degli eventi da lei stessa sponsorizzati. Negli anni ’90 durante un raduno in Umbria con tappa all’Autodromo di Magione, trovammo schierate alcune vetture da corsa del Museo di Arese : la P3, la 159 !, e due 33, 8 e 12 cilindri, assistite dai meccanici Monti e Rigoni con il Responsabile del Museo, Mimmo Magro.

Avevo appena finito di fare qualche giro con la mia 8C Monza del ’32 e Mimmo mi dice : vai Stefano, fatti qualche giro. Abbiamo già riscaldato i motori….. Pensavo scherzasse, ma avevano preparato questa sorpresa proprio per me. Mi diressi subito verso la 159, ma Mimmo mi bloccò … no questa non va, poi vedremo. E allora subito sulla P3 che già conoscevo avendola usata più volte a Monza, al Mas du Clos, a Vallelunga, … ma queste sono altre storie. La macchina, ricordo, andava benino pur se da tutte le parti meno che dritta per problemi all’avantreno. Poi le 33, stupende ma troppo “moderne”, con le gomme però che sembravano di legno da quanto erano vecchie e pericolose quindi … di nuovo ai box dove mi attendevano a bocca spalancata numerose persone, “ma questo, beato lui, chi è ?”, tra soci del Riar e curiosi di ogni genere attirati dal fracasso.

E, pronta lì, proprio sotto il semaforo della corsia box, la 159 attendeva indifferente, forte della sua gloria e della sua fama. Monti e Rigoni intorno ad essa con le tradizionali tute azzurrine e tutti gli altri in religioso silenzio. Ero emozionatissimo, mi tremavano le gambe, mi sembrava persino di offendere la memoria di Nino Farina e di Manuel Fangio. Non mi sentivo degno di mettere il mio sedere su quel sedile di vellutino beige unto e bisunto che già aveva ospitato quello eroico di Campioni del Mondo ! E perdevo tempo, ma una robusta spinta di Mimmo e i ripetuti solleciti del Monti che ricordava che la vettura era pronta e doveva partire per far girare subito il metanolo, altamente corrosivo. Vai ! Vai ! Piano, ma vai; cerca solo di non romperla e guarda i giri !

Salgo, mi siedo e penso di sognare, ma quelli urlano di andare quindi dentro la prima, gas al centro tutto giù, una bella sgommata fumosa per la goduria dei presenti e via; le gomme che si gonfiano per l’accelerazione e il bolide decolla scodinzolando di qua e di là ! Seconda e terza, tornantino a destra in seconda, poi subito tornante a sinistra, giù il gas, la 159 va via dietro ma si riprende bene con la progressione dell’accelerazione, ecco le curve sotto la tribuna piena di gente, mi esalto un pò troppo e prendo la curva che immette sul rettilineo un pò di traverso; non succede nulla, miracolo !, e subito gas tutto giù, rumore tremendo, …….. un aereo da combattimento ! Una vettura eccezionale, facile, sincera, leggera, potentissima. Una vera Alfa Romeo.

Passo davanti ai box e faccio finta di non vedere i gesti di Mimmo e del Monti che invitano vigorosamente ad andare più piano ma …. non ci si riesce. Più giri e più prendi sicurezza, e più vai forte. Al giro successivo vedo un gesto ben chiaro ed inequivocabile : le due mani di Mimmo vicine con pollici e indici allargati a formare un cerchio e indicare concrete minacce. Messaggio chiaro e magari pure doloroso ! Ho capito subito, rallento vistosamente, mi faccio però un altro giro da parata schivando il Monti che si era messo in mezzo alla pista come un carabiniere, mi godo gli applausi e rientro tutto fiero al paddok. Sceso dalla macchina non riuscivo a stare in piedi, mi tremavano le gambe e le braccia.

Ma un’altra giornata memorabile mi attendeva all’Autodromo di Monza nel 1998, in occasione della manifestazione “Auto Italiana in Pista” organizzata congiuntamente dal Riar, dal Registro Fiat, dal Lancia Club, dal Ferrari Club Italia e dal Registro Maserati. A Monza c’era di tutto; le più belle auto da corsa italiane e tra esse spiccavano tutte le più belle e famose Alfa del Museo in gran parata. Grazie cari vecchi amici Mimmo, Maurizio, Sandro, storici uomini dell’Alfa, quella vera, per il regalo e l’onore che ancora mi avete fatto. Qualche giro sulla 2900 Le Mans, capolavoro della Touring, e sulla spider 2000 Sportiva per sentire un pò la pista e poi … eccola di nuovo lì, la piccola 159, pronta a ricordare ai tanti appassionati tempi eroici ed epiche battaglie consumate su quello stesso asfalto.

Partenza bruciante, mi sento sicuro e quindi finisco subito in mezzo al prato alla curva Campari, proprio lì dove perse la vita quel grande Campione, …. per fortuna non c’era nessuno a vedere la prima stupidaggine che si ripete in parabolica dove arrivo lungo, poi tranquillo davanti ai box per rassicurare tutti e via di nuovo. Questa volta alla grande, pista piena di Ferrari BB512 e Dino SP, alcune Maserati A6 GCS, Alfa GTA e GTAm, …. usciamo forte dalla parabolica, ho a fianco due BB512, una in versione Les Mans, mi sembrano ferme. L’Alfetta le ha infilate come tordi allo spiedo e fino alla staccata dopo i box non c’è stato niente da fare …. i freni a tamburo pur potenti facevano del loro meglio e quindi assai poco, mi superavano di nuovo, ma dentro le curve era una goduria immensa ! Molte pur famose vetture sembravano degli scooter. Stavo esagerando e diminuiva la prudenza, meglio rientrare ai box, anche se con tristezza; ho accarezzato quel volante e ringraziato quella meccanica; sentivo che non ci saremmo più uniti; amati si, per sempre; ma da lontano !

martedì 8 gennaio 2019

Ricordo di Maria Teresa de Filippis

Maria Teresa de Filippis (1926-8 gennaio 2016). Fu la prima donna pilota in F1 ove corse con una  Maserati 250F e con la Porsche-Behra nelle stagioni 1958 e 1959.

Colpita dalla morte di molti suoi amici piloti e da vari incidenti abbandonò le competizioni ai primi anni ‘60. Napoletana di ottima famiglia, fu soprannominata “il pilotino”, gareggiò con i più forti e famosi pilota dell’epoca, molto carina e scanzonata, partecipò a varie competizioni, ebbe una bella storia d’amore con Luigi Musso e sposò successivamente Teo Huschek.

È stata Vice Presidente del Club Anciens Pilots de F1 e Presidente del Club Maserati.