mercoledì 9 gennaio 2019

1939. Da Massaua ad Addis Abeba in Coloniale

1939. Da Massaua ad Addis Abeba in Coloniale


Più di 20 anni fa passai un intero pomeriggio in quella che un tempo era definita l'AOI, Africa Orientale Italiana.  Soltanto che invece di essere ad Asmara o Addis Abeba ero a Milano, vicino Piazza Cinque Giornate. Ero andato a trovare Gian Battista Guidotti, proprio lui, il compagno di Nuvolari nella mitica e vittoriosa Mille Miglia del 1930, quella dei fari spenti.

Ed ero con Bruno Bonini, uno dei sette famosi collaudatori dell'Alfa e discepolo appunto del Guidotti. I sette uomini d'oro li chiamavano. Loro non ci sono più, come non c'è più gente come loro, ma vive il ricordo suggestivo ed intenso di quel pomeriggio quando, forse spronato da qualche bicchierino di troppo di un buon marsala distribuito dalla Signora Guidotti, Gianbattista " partì " per l'Africa. Aprì un polveroso album di fotografie ingiallite e ... fummo anche noi in mare sulla motonave Umbria alla volta dell'Eritrea. Tappa a Bengasi, in Cirenaica, per giungere infine a Massaua e scaricare alcune 6C 2500 Coloniale destinate alle nostre truppe. I venti di guerra erano sempre più vicini ed impetuosi. Il Guidotti doveva collaudare alcune vetture e presentarle al Duca Amedeo D'Aosta, il Duca di ferro, Governatore dell'Africa Orientale Italiana e futuro eroe dell'Amba Alagi.

Da Massaua ad Asmara si passa per Dogali dove nel 1887 gli italiani del Col. De Cristoforis subirono una cocente sconfitta dalle truppe abissine di ras Alula e Guidotti raccontava che si fermarono con le quattro 2500 sulla storica collinetta per rendere omaggio a quei morti.  Alcuni dell'Alfa e vari notabili italiani partirono invece in treno con la più comoda "Littorina".

Raccontava che ad Asmara furono ricevuti dal direttore della locale sede Alfa Romeo e dai notabili della città  in uniforme. Fu un susseguirsi di inviti e magnifiche gite nei dintorni tra cui una davvero suggestiva con due Coloniali piene di ospiti e relative signore fino all'antico convento di Bizen in cima ad una montagna dove un monaco spiritato benedisse il gruppo italiano e il cibo al sacco che volle ovviamente "collaudare" anche lui.

Mai un problema per le incredibili vetture "tout terrain" che si spinsero fino al Lago Tana lungo guadi e mulattiere apparentemente impraticabili, ma non per le Alfa. L'intenzione era di raggiungere il Nilo Azzurro. Gli impegni del Duca D'Aosta e le impellenti necessità militari non consentirono però ulteriori avventure.

Ma com'era emozionante sentire ancora l'entusiasmo dei ricordi nella voce lenta ma scorrevole di quell'uomo, e l'amore per l'Alfa compagna anch'essa di un'intera vita ormai al tramonto, come quel sole africano che lo aveva accompagnato nel suo viaggio. Scorrevano i nomi dei villaggi e dei nostri coloni che avevano via via ospitato la brigata italiana. Cheren, Nafca,... il ristorante da Peppino con poche camere, telefono e telegrafo, e poi i magnifici agrumi di alcuni coloni siciliani, la ospitale famiglia Spampinato, con due giovani figliole bellissime, una si chiamava Rachele .... Quasi 80 anni fa. Dove siete Uomini d'Italia che avete sparso sudore e pianti in quelle terre lontane lasciando laggiù strade, case, scuole, ospedali, pozzi e acquedotti, campi coltivati...

Ci lasciammo e ce ne andammo commossi. In cuor nostro sapevamo che non ci saremmo più rivisti. Era già notte ed ebbi freddo. Una notte strana quella, sembrava voler afferrare anche il Bonini ....  Lo raggiunse invece a Spa, mentre guidava una GTA della Scuderia del Portello.

Triste fine nel 1940 anche per la Nave Umbria autoaffondatasi nel Mar Rosso, in Sudan, per non essere catturata da navi inglesi, giusto un giorno prima di arrivare a Massaua. Giace ancora lì a 40 metri; è diventata un monumento di corallo e nella sua stiva i subacquei possono vedere tra varie Fiat anche alcune 6C 2500 Coloniale mai arrivate a destinazione provando una struggente emozione nel far scorrere la mano sul cofano e scoprire il rosso ancora vivo del marchio Alfa Romeo mentre tutt'intorno si affollano curiosi centinaia di pesci colorati che gli fanno eterno onore.

That's All Folks


 di Stefano d'Amico